L'annuncio ieri sera mentre realizzava oltre cento condivisioni il post lanciato il 2 giugno da Zeila Tesoriere, professoressa di progettazione architettonica alla Scuola Politecnica dell'Ateneo di Palermo che si spende per la tutela dell'edificio. Ora, fa sapere il Comune, si attende il parere della Soprintendenza
Salamone&Pullara, arriva la sospensione dei lavori «Mantenere edificio esistente, si può riconvertire»
I lavori per la realizzazione di una attività commerciale nell’ex sede della ditta Salamone & Pullara sono stati sospesi in attesa che l’amministrazione riceva un parere da parte della Sovrintendenza. Lo ha fatto sapere lo stesso Comune in una nota. L’annuncio arriva mentre il 2 giugno, festa della Repubblica, su Facebook Zeila Tesoriere, professoressa di progettazione architettonica alla Scuola Politecnica dell’Ateneo di Palermo, sottolineava l’atipicità dell’inizio dei lavori in periodo di festa. Post che presto è stato condiviso da oltre cento persone. La professoressa dedica da alcuni anni le sue ricerche applicate a Palermo alle potenzialità di riconversione urbana della circonvallazione di Palermo.
«Un richiamo che ho espresso – dice la Tesoriere – alle istituzioni dal sindaco all’assessore alle attività produttive fino alla Soprintendenza, perché fermino al più presto i lavori di demolizione che ha generato un malcontento leggibile nelle risposte al post sul social network e attraverso il numero delle condivisioni». Alle 19 di ieri infine è arrivata la decisione del Comune che precisa: «L’immobile non risulta essere in atto vincolato in alcun modo e pertanto l’amministrazione ha rilasciato regolari autorizzazioni ad una ditta che ha richiesto di poter realizzare una nuova struttura commerciale». A seguito di «sollecitazioni ricevute in tal senso e provenienti dal mondo accademico-scientifico – recita ancora la nota – si è deciso di rimettere una decisione finale al parere che sarà reso dalla Sovrintendenza, ente pubblico titolato e responsabile per l’eventuale apposizione di vincoli».
La docente, che aveva auspicato interventi a tutela dell’edificio qualche settimana fa, espone adesso qualche riflessione circa «il significato e il valore culturale» del procedimento burocratico. In casi del genere è possibile che lo Sportello Unico Attività Produttive (SUAP) riceva una semplice Segnalazione Certificata Inizio Attività (SCIA). «Ciò, per esempio, in un caso come quello di Salamone&Pullara – afferma ancora – determinerebbe il fatto singolare che si potrebbe modificare significativamente il fronte di uno degli assi viari più grandi della città demolendo un edificio ad esso prospiciente attraverso una procedura che prevede il semplice silenzio assenso».
Una questione che «merita un esame attento – sottolinea – perché a Palermo sono numerosi gli edifici industriali o commerciali dismessi della seconda metà del Novecento, per legge non soggetti automaticamente a vincolo». In questi giorni «un caso simile, con alcune differenze, è ad esempio il Cotonificio progettato da Pietro Ajroldi a Partanna». Il 15 maggio scorso inoltre è partito l’appello unanime dei circa ottanta docenti del Dipartimento di Architettura dell’Ateneo di Palermo per sollecitare attività di tutela e salvaguardia dell’edificio, indirizzato alla Soprintendenza, agli assessorati e agli uffici competenti e al Sindaco.
Per la docente non sussiste «il bisogno di demolire: l’edificio esistente può essere riconvertito al nuovo uso commerciale legittimamente perseguito dal nuovo soggetto. L’edificio di Nicoletti è molto ben progettato, infatti le sue peculiarità spaziali e strutturali consentono al padiglione di essere ampliato, come certamente la larga parcella di pertinenza consente, senza perdere i suoi significati architettonici o il suo ruolo urbano». La Tesoriere sostiene che se si mantiene l’edificio esistente e lo ricicla, l’attività commerciale che subentra non può che ottenere «un riposizionamento nella scala di valori dei department store italiani; guadagnando in immagine e conseguendo la possibilità di implementare attività e bacini di utenza».