Il presidente della partecipata denuncia accessi abusivi da parte di dipendenti sul suo profilo fiscale e su quello di Crocetta, Musumeci, Ardizzone, Monterosso e cariche dello Stato. «Se voglio male a qualcuno, apro una procedura, se gli voglio bene gliela chiudo. Ho la sensazione che alcune posizioni siano state cambiate»
Riscossione, Fiumefreddo denuncia dossieraggio «Dopo attacco ai deputati, 748 ricerche su di me»
«Stamattina qualche dipendente si è venuto a scusare: mi ha detto di avermi spiato per sapere la mia data di nascita. Come se già non la vedessero dal codice fiscale». Sorride il presidente di Riscossione Sicilia Antonio Fiumefreddo, ma l’ironia dura poco. «Da quando abbiamo attaccato i deputati siciliani – denuncia – sono stati effettuati 748 accessi abusivi sulla mia posizione fiscale». Il legale denuncia un dossieraggio in atto nei suoi confronti, e non solo. «Da aprile 2015 si contano 582 accessi abusivi sul codice fiscale di Rosario Crocetta, 414 su Nello Musumeci, 99 su Giovanni Ardizzone, oltre 250 su Patrizia Monterosso e diversi altri sui deputati del Movimento 5 stelle». Quindi il legale catanese aggiunge: «E se ne registrano anche su siciliani che ricoprono al momento cariche istituzionali dello Stato».
Domani Fiumefreddo depositerà una denuncia alla Procura della Repubblica di Catania. Le manine che avrebbe cliccato illecitamente per guardare la situazione economica e fiscale di alcuni politici, sarebbero quelle di «una cinquantina di dipendenti di Riscossione Sicilia, che lavorano in tutte e nove le nostre sedi sparse per l’isola». Tra questi anche «una parte di quelli indagati per aver favorito alcuni deputati». Si tratterebbe, dunque, di accessi al sistema informatico non da parte di hacker esterni, ma di personale autorizzato che avrebbe usato le proprie password per fini diversi da quelli lavorativi. E, accusa Fiumefreddo, non solo per spiare, ma anche per modificare alcune posizioni. «Se io dipendente voglio male a qualcuno, apro una procedura rispetto al fisco, se gli voglio bene gliela chiudo. Ho la sensazione che alcune posizioni siano state cambiate, non semplicemente visionate, ma questo lo accerterà la Procura».
Il riferimento è, in primis, a se stesso. Fiumefreddo afferma di essersi ritrovato con cartelle esattoriali pagate – «e di cui ho la ricevuta», dice – eppure ancora aperte. «Ho un debito totale nei confronti del fisco di 17mila euro – ammette -, si tratta per lo più di multe non pagate, perché avevo la brutta abitudine, come molti catanesi, di girare senza casco. Ma una parte di questi soldi li avevo già pagati. Ho scelto la rottamazione ed è vero, come ha scritto qualcuno, che da febbraio ho smesso di pagare le rate, ma perché è la legge che lo dice: se fai istanza di rottamazione, devi attendere di sapere se sei stato ammesso e dopo puoi ricominciare a pagare, ma solo dal 31 luglio».
Gli accertamenti del presidente di Riscossione Sicilia nascerebbero da informazioni interne alla partecipata, secondo le quali alcuni dipendenti sono collegati a dei Caf. «Siamo partiti da lì e abbiamo fatto diverse sorprese». L’avvocato pone in particolare l’accento sui tempi. «Prima di aprile 2015 ci sono degli accessi sul mio codice fiscale, ma si possono motivare come una fisiologica curiosità, si tratta di una quarantina di casi. Dopo quella data, che coincide con le verifiche sui deputati regionali, ci sono picchi inspiegabili se non con un preciso disegno». Una regia? «Più regie col medesimo scopo», precisa. E aggiunge: «È un caso che alcuni dipendenti beccati sono della stessa provincia di determinati deputati?». Accusa che in questo caso non viene sostanziata da nomi. Per i dipendenti, in attesa delle eventuali azioni della magistratura, è scattato il provvedimento disciplinare. Rischiano dalla sospensione dello stipendio per dieci giorni fino al licenziamento.