L’antipasto del rimpasto del nuovo governo regionale è stato servito in abbondanza negli ultimi giorni. Tuttavia di arrivare al dunque, almeno al momento, non se ne parla. Davide Faraone ha incontrato ieri sera i renziani, mentre oggi arriva a Palermo il segretario regionale dei Dem Fausto Raciti per incontrare il gruppo dei parlamentari di area faraoniana. Le perplessità di Giuseppe Lupo, vice presidente dell’Ars a entrare nell’esecutivo non sembrano superate, mentre lo stesso pare abbia rilanciato con il tentativo di piazzare in quota un deputato di area per l’assessorato ai Lavori pubblici o al Lavoro, (l’agrigentina Marika Cirone in vantaggio sul catanese Giovanni Barbagallo).
Su questo la discussione è ancora aperta, ma la linea dentro il Pd dovrebbe essere quella dell’assunzione diretta di responsabilità e non della delega a terzi. O entra Lupo o è difficile creare spazi ad altri. Il sacrificio chiesto a uno dei componenti del gruppo di Antonello Cracolici (Concetta Raia o Bruno Marziano) è lontano dall’essere raggiunto. Gianluca Miccichè scelto dall’Udc potrebbe andare ai Beni culturali con Giovanni Pistorio pronto a traslocare alle Infrastrutture, puntata che anche Totò Cardinale ha in serbo per Maurizio Croce che potrebbe a quel punto lasciare il Territorio.
I problemi che si sono invece accentuati tra ieri sera e oggi riguardano proprio Pdr e Sicilia futura. L’area guidata dall’ex ministro Cardinale già ieri aveva chiesto una riunione di verifica in cui venissero contestualmente affrontate una serie di questioni che riguardano il rimpasto. Non solo nomi dunque, ma peso specifico, deleghe e ricalibratura di alcuni equilibri. Ncd ad esempio avrebbe chiesto la delega pesante all’Energia per il tecnico Francesco Vermiglio, ma su questo Faraone prova a resistere. Al momento la riunione richiesta non è stata convocata e alcune novità potrebbero emergere in serata.
L’altra sponda, quella di Sicilia democratica, invece continua a puntare sul nome della parlamentare Enna Luisa Lanteri, eletta all’Ars con la lista di Gianfranco Miccichè. Della partita potrebbe essere anche Giovanni Di Giacinto, mentre si è tirato fuori l’ex sindaco di Ragusa Nello Dipasquale: «Governare la Sicilia oggi è un impegno veramente duro. Voglio essere libero di potermi occupare del mio territorio». Il governatore siciliano invece non esclude in presenza di una manfrina continuata di forzare la mano e andare da solo: «Mi sono rimesso al mio partito, ma non possono farmi aspettare all’infinito». Se lo stesso Crocetta però avesse chiuso la vertenza con la nomina di un uomo di fiducia dopo le dimissioni di Linda Vancheri, la partita non sarebbe neanche iniziata. Adesso invece deve ancora chiudersi. Fibrillazioni da verificare anche nel corso delle giornata dunque, con un margine di risoluzione tra oggi e domani, che non può essere del tutto trascurato.
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