Ogni volta che si torna ai Danisinni c’è sempre qualcosa in più. Il quartiere che sta a metà del percorso arabo-normanno, ma quasi nascosto per via della sua posizione nei pressi di piazza Indipendenza e poco sotto la Zisa, continua a sfornare nuove sorprese. Sono passati soltanto tre anni dal percorso di rigenerazione urbana, in chiave artistica, avviato nel 2015 con DanisinniLab: il progetto sta riqualificando i terreni alle spalle della parrocchia santa Agnese che fino a quel momento erano stato occupati abusivamente. Ora invece, dopo l’orto fattoria didattica, i murales che hanno abbellito le case del quartiere, le giostre per i bambini e la biblioteca, arrivano anche il museo e il circo sociale.
E se il museo – che ha visto oltre 100 donazioni provenienti da artisti da ogni parte del mondo – è stato già esplorato con una mostra inaugurale a Palazzo Sant’Elia (nei prossimi giorni altre opere verranno esposte a Caltanissetta e poi altrove, in quella che sarà una vera e propria mostra itinerante), domenica 27 maggio toccherà al primo circo sociale permanente della città. Il Danisinni circus è rigorosamente senza animali, e il tendone a quattro punte – uno chapiteau da 250 metri quadrati, donato dall’associazione Circ’all che insieme a Circ’Opificio coordinerà le attività – è stato issato nei giorni scorsi, circondato dal verde e dagli animali del parco santa Agnese, grazie al sostegno di tantissime persone che nei mesi scorsi hanno preso parte alla campagna crowdfunding avviata sulla piattaforma Produzioni dal Basso. Sarà una giornata ricca di eventi, che si possono consultare sull’omonima pagina Facebook.
«Non sarà uno spazio dedito soltanto alle attività circensi» dice la giornalista Rossella Puccio, che cura la comunicazione del progetto Rambla Papireto, conseguente a Danisinni Lab. «Chiunque voglia proporre attività qui sarà accolto. Abbiamo già tante proposte in itinere, dal guerrilla gardening a Palermo abballa folk. Per questa iniziativa dobbiamo ringraziare la sponsorizzazione del Comune, che ci ha fornito il service e la stampa delle locandine». A tessere la tela delle tante iniziative c’è l’azione congiunta della parrocchia santa Agnese e dell’Accademia delle Belle Arti, soprattutto grazie all’azione dei docenti Valentina Console e Enzo Patti. Con loro ci sono anche le associazioni Circ’All, Circ’Opificio, Neu (Push) e Caravanserai Palermo. Ma non solo. Giorno 27 sarà anche l’occasione per presentare il nascente sportello di mediazione dei Danisinni che sarà un punto di riferimento per la comunità e sarà gestito dai volontari che da anni operano nel quartiere in collaborazione con il Comune di Palermo, l’istituto Pedro Arrupe, il centro diaconale La Noce- istituto valdese, l’istituto don Calabria.
«Proprio con gli abitanti del quartiere abbiamo prima fatto un corso biennale come mediatori culturali – racconta Tamara Trovato, che sarà la responsabile dello sportello – e adesso promuoviamo questo servizio, aperto anche alle scuole e che si rivolge ad esempio alle vittime di bullismo. Qui le persone saranno accolte e ascoltate, per poi essere indirizzate, a seconda del disagio e del problema, agli uffici e alle figure competenti. Noi speriamo anche che la nostra attività sia una forza propulsiva per la riapertura del consultorio». Proprio quel consultorio che, voluto fortemente dalla ginecologa ed ex consigliera comunale Antonella Monastra, ha avuto vita breve nonostante si fosse rivelato fondamentale per le donne del quartiere. Altri tempi, però.
Oggi Danisinni è davvero un fermento dietro l’altro. A breve ci saranno inoltre laboratori curati da Insieme per Danisinni, Le Sorgenti del Papireto, AssiScout, Centro Diaconale La Noce-Istituto Valdese, Missionari di Strada, Studio Pica, Associazione Emmanuele. E sono innumerevoli le attività e gli appuntamenti elencate dalla docente Valentina Console, vero cuore propulsivo dei rinnovati Danisinni. Si parte dall’incontro di giugno che ci sarà tra il quartiere e la giunta, «dove proporremo di togliere la cancellata che in questo momento divide in due la zona, e di riprogettare gli spazi». E poi: eventi collaterali di Manifesta, residenze d’artista per i tanti street-artist che si sono offerti di continuare l’opera di riqualificazione, il coro del Teatro Massimo che qui viene a provare due volte la settimana e che si esibirà con una maratona De André a giugno, la lirica all’aperto.
Resta poi quello che probabilmente attira di più l’attenzione, vale a dire l’orto urbano che viene curato e gestito, anche questo, dagli stessi abitanti del quartiere. Qui si coltivano fave, carciofi, pomodori, zucchine napoletani e genovesi. Il primo albero, un piccolo mandorlo, fu piantato direttamente da fra Mauro in persona. Da poco l’università di Palermo ha persino avviato un progetto di permacultura. Insomma: in un quartiere dove mancano i servizi più essenziali – qui l’autobus non arriva e non ci sono, per dire, attività commerciali, uffici comunali o di circoscrizione – negli ultimi tre anni stanno arrivando in tanti. Ciascuno col proprio contributo. «A comprare quello che produciamo viene sia gente del quartiere che da fuori – testimonia Giovanbattista La Cagnina, che si prende cura dell’orto -. Se durante la settimana rimane qualcosa lo vendiamo ai confrati che vengono a seguire la messa. Qui il tribunale manda anche gli ex detenuti per fargli svolgere lavori socialmente utili».
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