«Dopo 15 anni la Regione siciliana recepisce il Testo unico dell’edilizia che nel 2001 ha innovato in maniera evoluta e incentivante le norme in materia: finalmente anche la Sicilia entra a fare parte dell’Italia nel campo delle costruzioni». Gioiscono questa mattina i costruttori siciliani per voce di Santo Cutrone, presidente di Ance Sicilia, dopo l’approvazione all’Ars, in serata, della cosiddetta riforma edilizia, il ddl che di fatto recepisce una norma nazionale risalente all’inizio del nuovo secolo.
Naturalmente Cutrone punta il dito contro il «grave ritardo, che deve fare riflettere sull’urgenza di rivedere lo Statuto regionale affinché l’Autonomia non sia da freno allo sviluppo e possa invece diventare una rapida opportunità di agganciare la ripresa e superare l’arretratezza economica e sociale dell’Isola».
Il testo, composto da 30 articoli e fa riferimento a circa 130 norme nazionali di settore. L’Aula lo ha approvato con 60 voti a favore e un voto contrario. A favore si sono espressi praticamente tutti i gruppi parlamentari, l’unico no è stato di Giovanni Greco (Pds-Mpa). I benefici che riforma permetterà di conseguire sono soprattutto sul versante della tutela del paesaggio e della semplificazione amministrativa.
Nel corso dell’esame dell’articolato, il primo inquilino di sala d’Ercole, Giovanni Ardizzone – come annunciato – ha invitato Girolamo Fazio, il deputato che aveva presentato l’emendamento sulla sanatoria entro i 150 metri dalla costa, a ritirare il provvedimento che in ogni caso sarebbe stato dichiarato inammissibile perché presentava gravi profili di incostituzionalità.
«Ma che credete? – ha tuonato Fazio nel suo intervento – Anch’io sono un ambientalista. Questo Parlamento non sa cosa è successo, quella che ho proposto non è una sanatoria: qui siamo di fronte ad un obbrobrio giuridico, è stato violato il principio della certezza del diritto. Voglio esprimere – ha aggiunto il deputato – tutta la mia amarezza, solo adesso posso fare un ragionamento nella sede opportuna, cioè in quest’Aula, su una condizione devastante nei confronti dei cittadini».
Insomma, la tesi di Fazio è che tra il ’76 e il ’91 in Sicilia, a causa di una normativa poco chiara, migliaia di siciliani avrebbero costruito abusivamente «a loro insaputa». Secondo il deputato, infatti, in quel periodo il divieto di costruzione entro la fascia dei 150 metri dal mare sarebbe arrivato non da una norma, ma da una interpretazione successiva, che avrebbe determinato effetti retroattivi. Durante il suo accalorato intervento, Fazio è stato interrotto dal presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone: «Onorevole Fazio, il suo intervento va avanti da più di 20 minuti. L’emendamento lo ritira o no?». Secca la risposta di Fazio: «Non ci penso neanche!». La controreplica di Ardizzone non si è fatta attendere: «L’emendamento è dichiarato inammissibile».
Soddisfatta del nuovo testo, intanto, la presidente della commissione Ambiente e territorio all’Ars, Mariella Maggio, secondo cui la norma «certamente influirà positivamente su un settore importante per l’economia dell’isola qual è quello dell’edilizia». Sentimento simile a quello di Giampiero Trizzino, deputato del Movimento 5 stelle. «Voglio ringraziare gli organi professionali che hanno lavorato alla norma – ha dichiarato -, e tra questi la consulta degli architetti, che ha consentito di raggiungere questo risultato, mettendosi a disposizione e prestando gratuitamente il proprio tempo a un progetto che alla Sicilia manca da oltre tre lustri».
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