Rifiuti, Rap si rivolge ai privati per produrre biometano «Senza soldi noi costretti a portare i libri in tribunale»

«Senza soldi sarò costretto a portare i libri in tribunale». Giuseppe Norata sa che qualsiasi discorso sulla gestione dei rifiuti a Palermo dovrebbe partire da questo assunto. L’amministratore unico di Rap, la municipalizzata che gestisce la discarica di Bellolampo, da tempo tenta di superare le numerose criticità. Ultima, solo in ordine di tempo, è la migrazione dell’immondizia prodotta nell’area metropolitana alla discarica catanese gestita da Oikos. «Ho già fatto un primo rendiconto al Comune – dice Norata – fino al 30 settembre Rap ha speso 2,8 milioni di euro per portare i rifiuti in altre discariche. E la previsione è che alla fine dell’anno siano necessari undici milioni. Queste tra l’altro sono spese non previste né dal contratto di servizio né dal bilancio approvato, quindi qualcuno li deve mettere». 

Insomma: nell’eterna guerra tra Comune e Regione su chi deve sostenere i costi della gestione dei rifiuti di Palermo la verità è che per Rap, appunto, «non ci sono risorse». Tanto meno per nuove assunzioni. «Ma io non chiedo altri soldi – specifica l’amministratore unico di Rap -, chiedo però almeno di essere autorizzato a poter assumere altro personale qualificato. Si è bloccato di nuovo il piano di mobilità con Reset, per dire. Io non ho un adeguato numero di lavoratori. E lo si nota dallo spazzamento, ad esempio. Nell’arco di tre anni abbiamo avuto 500 persone in meno nell’organico, tra pensionamenti, decessi e licenziamenti. Dall’altro punto di vista Rap ha fornito nuovi servizi alla città: l’impianto di Trattamento Meccanico Biologico, i centri comunali di raccolta, la partenza del terzo step della differenziata. Certamente ci sono ancora margini per rendere più efficiente l’azienda, ma voglio ricordare che noi ci occupiamo anche della manutenzione delle strade e da poco abbiamo avuto la proroga per la pulizia delle sedi giudiziarie, quindi il personale che dall’1 gennaio avremmo voluto utilizzare per la raccolta differenziata resterà a lavorare nei tribunali».

Norata annuncia poi aggiornamenti sull’esposto alla procura di Palermo che riguarda le difficoltà, recenti e meno recenti, di Bellolampo. Ma sulla differenziata, che rimane il tasto dolente della raccolta dei rifiuti? Al momento la platea di cittadini raggiunti dal servizio è di appena 160mila persone, circa un quarto della popolazione a dieci anni dal finanziamento del primo step di Palermo Differenzia: certamente un numero insufficiente che produce infatti, stando agli ultimissimi dati forniti dalla Regione, appena il 20 per cento di differenziata. «Stiamo aumentando le grandi utenze – assicura Norata – e abbiamo avviato un nuovo piano di comunicazione per poter intercettare già nelle parti servite dal porta a porta quella parte di rifiuto, che riguarda il 50 per cento dei cittadini di quelle zone, che non riusciamo a recuperare. Questo sarebbe a costo zero, se si esclude la necessaria comunicazione, perché già il servizio lo facciamo».

I margini risicatissimi di manovra di un’azienda come Rap sono stati ricordati ieri, all’Ecofocus organizzato da Legambiente, anche da Dioniso Giordano, segretario generale Fit Cisl Sicilia. «Dal contratto di servizio il Comune di Palermo fornisce per i propri servizi alla Rap 105 milioni di euro – ha segnalato il sindacalista -, mentre per fare un parallelismo Milano versa ad Amsa 300 milioni di euro. I lavoratori Rap sono 1811, ma bisogna ricordare che l’azienda si occupa anche di spazzamento strade e pulizia tribunali». E allora come se ne esce? Partendo dall’assunto che «una società pubblica come la nostra non può realizzare neanche impianti di valenza economica, come ad esempio un impianto di valorizzazione della plastica», Norata punta molto su un impianto di digestione anaerobico che è stato presentato da Asja Ambiente spa e che l’azienda ha approvato lo scorso 24 maggio. Previsto dal piano industriale che Rap ha presentato al Comune, l’impianto dovrebbe essere composto da una sezione di digestione anaerobica della frazione organica che, opportunamente integrata al TMB, determinerebbe miglioramenti tecnici e ambientali, nonché un recupero energetico dal biogas prodotto

Nello specifico il biometano scaturirebbe da due linee nettamente separate, anche a livello di conferimento: in una entrerebbe l’organico prodotto dalla raccolta differenziata, nell’altra quello prodotto dall’indifferenziata. «Si tratta di un’evoluzione dell’impianto di compostaggio – assicura Norata – L’obiettivo iniziale ovviamente è di aumentare la quantità di organico proveniente dalla raccolta differenziata. Il biometano poi sarà destinato ad alimentare i mezzi pubblici della raccolta dei rifiuti e della mobilità, supportando dunque il lavoro di Rap e Amat». Gli uffici di Rap stanno lavorando alla preparazione della gara a evidenza pubblica, alla cui base è posto il progetto di Aja Ambiente, per l’aggiudicazione della concessione e l’individuazione del soggetto affidatario. La proposta di Asja Ambiente prevede anche la realizzazione di iniziative di educazione e promozione ambientale, nonché la costruzione di un Centro per l’Ambiente all’interno dei Cantieri Culturali della Zisa.

«Abbiamo attivato un meccanismo di collaborazione tra pubblico e privato – dice Norata – Sono arrivate più proposte, ma dal punto di vista tecnico ed economico non ci hanno convinto. Il progetto di Asja ci ha invece convinto, perché mantiene una separazione netta nel compost finale tra quelle che sono le due linee di intervento. Dall’organico che viene dall’indifferenziato non si può produrre un composto di qualità, mentre da quello che proviene dalla raccolta differenziata si ha un composto di qualità, così come stiamo già facendo con l’impianto di compostaggio dentro la discarica». Sorge però un dubbio: dopo la scelta di Rap, avallata dal Comune, di subentrare a Ecoambiente nella gestione dei rifiuti dei Comuni della provincia, si può dire che i privati sono usciti da Bellolampo l’1 giugno ma rientreranno a breve? «Assolutamente no – obietta Norata – Qui si tratta di un partenariato, perché noi non abbiamo le tecnologie adatte per una struttura del genere. Fino a quando si tratta di gestire un impianto di compostaggio allora Rap è in grado di fare da sé, gli operatori li ho formati io. Ma qui si tratta di un impianto a tecnologia complessa: parliamo di un digestore anaerobico o del sistema di upgrading dal biogas al biometano, non è il nostro mestiere».

Norata risponde poi anche all’accusa di conflitto d’interesse sollevato dal M5s. «La magistratura ha già accertato che questo conflitto d’interesse non esiste – risponde – Io ritengo di non averne, così come lo ritiene il sindaco. È come se all’assessore all’Agricoltura si contestasse di avere un terreno». Viene da obiettare che il paragone appare un po’ forzato, non è esattamente la stessa cosa. «Io possiedo il 15 per cento di capitale su una società che gestisce rifiuti, a cui io da gestore della discarica di Bellolampo non do rifiuti (a Ecox però si stanno rivolgendo alcuni Comuni che prima conferivano a Bellolampo l’organico e ora non possono farlo, ndr). Tra l’altro con l’impianto di digestione anaerobica che ho incardinato saremo noi a trattare l’organico. Quindi se qualcuno si deve lamentare è proprio il privato al quale in questo modo tolgo fette di profitto. Quello che mi turba è che si sia dibattuto a livello parlamentare su questo aspetto che ho già chiarito».

Andrea Turco

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