Si complica lo scenario finanziario della Regione siciliana. E, alla luce di quello che emerge analizzando i conti reali della Sicilia e le richieste romane, si farebbe strada unipotesi: una sorta di default controllato. La prospettiva è catastrofica, ma se gestita con oculatezza si dovrebbe evitare un finale ben più drastico: leventuale commissariamento della stessa Regione.
A definire i contorni di un default che, di certo, non piace a nessuno sono i numeri del bilancio regionale che, letti al di fuori del contesto elettorale, sono quelli che sono. Lassessore regionale allEconomia, Luca Bianchi, nei giorni scorsi, ha fatto sapere di aver trovato un buco di circa 1 miliardo di euro.
Con molta probabilità, lassessore Bianchi fa riferimento al bilancio 2012. Perché è lì che si annida il primo buco pari a circa 1 miliardo di euro. Lassessore ha affermato che si tratta di uneredità del vecchio Governo. In realtà, si tratta di un disavanzo che la Regione siciliana si porta dietro da alcuni anni. E che è cresciuto di anno in anno.
A questo buco di un miliardo di euro circa dellanno passato si somma un altro miliardo di euro circa che manca allappello per mettere a punto il bilancio di questanno. E sono due miliardi di euro.
Per completezza dinformazione, il nostro giornale, già da qualche mese, parla di un buco di circa 2 miliardi di euro. Non ne parlava la politica siciliana impegnata nellarte delle promesse tipiche di ogni campagna elettorale. Ora che la campagna elettorale è finita è venuta fuori la verità.
Cè, poi, un terzo problema, del quale noi non avevamo piena contezza: la richiesta che è arrivata da Roma. Il Governo nazionale, a quanto si racconta, avrebbe fatto sapere che la Regione siciliana, , nel quadro del risanamento economico del nostro Paese, nel bilancio di questanno, dovrà accantonare 900 milioni di euro circa.
Siamo arrivati a circa 2,9 miliardi di euro di ammanco. E chiaro che, a fronte di entrare certe pari a circa 10, mettere giù unipotesi di bilancio, in queste condizioni, diventa problematico. Per questo, come abbiamo raccontato ieri, il Governo ha fatto sapere che il bozzone di bilancio 2013 inviato lo scorso dicembre alle commissioni legislative dellArs dovrà essere rivisto.
Questo perché il bozzone di dicembre prevedeva tagli per un miliardo di euro. Mentre, adesso, bisognerà provvedere o a tagliare un altro miliardo di euro, o a reperire nuove entrate. Tenendo conto che a queste cifre dovranno essere aggiunti i 900 milioni di euro che lo Stato ci chiede di accantonare per il risanamento del nostro Paese.
Questi i numeri dei conti regionali che sono venuti fuori. Da qui una manovra finanziaria, che si annuncia molto rigorosa. E che dovrà essere concertata con Roma, proprio mentre a Palazzo Chigi opera un Governo di tecnici dimissionario (Governo Monti). In ogni caso, ne sapremo di più domani, quando il presidente della Regione, Rosario Crocetta, si recherà presso la commissione Bilancio e Finanze dellArs per riferire sullo stato dei conti.
Per affrontare una situazione del genere il Governo regionale dovrà dimostrare di avere nervi saldi, moderare le parole e iniziare ad operare con i fatti concreti. Cercando di limitare al minimo limpatto sociale che una manovra così pesante avrà sulla società siciliana.
I fronti dove operare non mancano. Sui 900 milioni di accantonamenti si dovrà avviare una trattativa con Roma (trattativa che sarebbe stata più semplice avendo come interlocutore un Governo politico piuttosto che un esecutivo di tecnici). E si può lavorare anche su almeno uno dei 2 miliardi di buco ricercando qualche alternativa ai tagli secchi.
Lunica cosa certa è che dovranno essere non limitati, ma aboliti gli sprechi. Su questo crediamo che siano tutti daccordo. Anche se non mancheranno le tensioni sociali.
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