Il sottosegretario è intervenuto stamani a Palermo. Tanti i temi trattati: dall'esigenza di avviare le riforme alla mancanza di un'opposizione innovativa. Spazio anche al lessico: «Spero che la parola 'rimpasto' scompaia dal vocabolario». Anche se, fino a pochi giorni fa, la sua area è stata tra le più attive nelle trattative
Regione, Faraone sul futuro del governo Crocetta «Nessuna paura del voto. M5s? Legato a status quo»
Sostegno al quarto governo Crocetta ma, se le cose dovessero nuovamente complicarsi, nessuna intenzione di prolungare l’«agonia». A dichiararlo è stato questa mattina il sottosegretario all’Istruzione Davide Faraone, intervenuto a Palermo per partecipare a un seminario sull’utilizzo dei fondi europei destinati alla scuola.
L’esponente del Partito democratico, attorno a cui ruota buona parte della nuova giunta regionale, ha specificato che la presenza nel governo non è legata al timore di un ritorno anticipato alle urne: «Non abbiamo paura del voto, del resto prima o poi si voterà – ha detto Faraone -. Tutto quello che avremo messo in campo sarà analizzato dai siciliani, non siamo qui a prolungare questa agonia. È una grossa responsabilità del Pd fare bene». Il sottosegretario si è soffermato anche sulla mozione di sfiducia annunciata dal Movimento 5 stelle per mettere fine all’esperienza di Crocetta: «L’opposizione fa il suo mestiere e presenta le mozioni di sfiducia – ha commentato il sottosegretario -. Ma non vedo in Sicilia un’opposizione liberale e innovativa come quella che ci dovrebbe essere». Secondo il referente dell’area renziana in Sicilia, in questi anni all’Ars anche la minoranza – Cinquestelle compresi – sarebbe stata interessata da un «trasversalismo» poco sensibile alle «riforme che si devono mettere in campo in Sicilia». A riprova di come il gattopardismo non lascerebbe indenne nessuno: «Le opposizioni, compreso il M5s, gridano al mantenimento dello status quo. Da parte loro ci saremmo aspettati una ventata di novità in Parlamento, ma sono assolutamente assuefatti a tutto quello che è stata l’Ars negli ultimi anni».
Guardando al futuro della Regione, Faraone ha sottolineato come sia fondamentale ricostruire un rapporto di fiducia con il governo centrale: «C’è un buco nel bilancio regionale di 1 miliardo e 400 milioni – ha continuato -. Se da un lato il governo nazionale ha deciso di coprire questa cifra e dare una mano ai siciliani, dall’altro lato deve esserci un governo regionale disponibile alle riforme che sono necessarie per la Sicilia. Altrimenti le risorse per Isola sono destinate a disperdersi». Presto detti i temi che vanno affrontati con celerità: «Forestali, legge Delrio, legge sull’acqua e sui rifiuti – ha elencato Faraone -. Interventi che devono giustificare perché lo Stato continui a investire sulla Sicilia». Conclusione dedicata alla stabilità del neonato governo: «Dobbiamo essere in grado di garantirla al governo che nasce – ha dichiarato – e basta con crisi politiche e rimpasti. A livello nazionale il termine rimpasto è scomparso dall’agenda e dal vocabolario della politica italiana grazie a Renzi. Mi auguro – ha concluso – possa scomparire anche dal vocabolario di quella siciliana così come il toto assessori». E questo nonostante sino a pochi giorni fa, proprio l’area vicina a Faraone sia stata tra le più attive nelle lunghe trattative per la formazione della nuova giunta.