LO HA DECISO IERI LA COMMISSIONE BILANCIO E FINANZE DELL’ARS APPROVANDO UN DISEGNO DI LEGGE PRESENTATO DAL GOVERNO
Ieri la Commissione Bilancio e Finanze dell’Ars ha esaminato e approvato il disegno di legge che estende ai cosiddetti testimoni di giustizia la possibilità di essere assunti presso gli uffici della Regione siciliana.
Si tratta dell’applicazione della legge che ha consentito l’assunzione nella pubblica amministrazione dei parenti delle vittime della mafia. Ora le stesse agevolazioni si estendono ai già citati testimoni di giustizia.
Il provvedimento è stato fortemente voluto dal presidente della Regione, Rosario Crocetta.
Il provvedimento passa adesso all’esame del Parlamento siciliano.
Nota a margine
A noi questo disegno di legge – lo diciamo subito – non ci convince proprio. Per una serie di ragioni che proveremo ad elencare.
La prima ragione riguarda i rapporti tra Stato e Regione siciliana. La Giustizia è amministrata dallo Stato. E’ di competenza dello Stato. E’ lo Stato e non la Regione siciliana che si deve occupare dei testimoni di giustizia, cioè di quelle persone che, con le loro testimonianze, danno una mano agli inquirenti nella lotta contro la criminalità organizzata.
E’ lo Stato che deve proteggere queste persone. E’ lo Stato che deve assicurare un lavoro a queste persone, e non la Regione siciliana.
Qualche anno fa, in Parlamento nazionale, è stata affrontata la questione dei beni, mobili e immobili, confiscati alla criminalità organizzata. Alcuni parlamentari nazionali eletti nel Sud Italia sostenevano che i beni mobili (denaro) e immobili dovessero restare nelle Regioni dove vengono effettuate le confische.
Il ragionamento di alcuni parlamentari del Sud italia è il seguente: la criminalità organizzata già danneggia le Regioni del Mezzogiorno. I beni che accumula sono in buona parte tolti agli stessi abitanti del Sud. Restituirli alle Regioni del Sud è un fatto di giustizia.
Il Parlamento nazionale ha deciso invece che i beni confiscati alla criminalità organizzata – soldi e beni immobili – vanno allo Stato. E la motivazione che sta alla base di questa decisione è che è lo Stato che si occupa della gestione e dell’amministrazione della Giustizia. Ed è lo Stato, poi, a decidere a chi assegnare i beni immobili (ma non il denaro che resta a Roma). Anche attraverso la partecipazione attiva delle strutture locali.
Ora, se lo Stato si tiene i beni mobili e immobili confiscati alla criminalità organizzata perché si occupa della Giustizia, è altrettanto giusto che si occupi e si preoccupi dei testimoni di giustizia.
Ne consegue che il disegno di legge approvato ieri dalla Commissione Bilancio e Finanze dell’Ars è sbagliato. E’ un atto di furbizia dello Stato che, ancora una volta, risparmia soldi sulla pelle dei siciliani.
Lo ripetiamo: tocca allo Stato e non alla Regione occuparsi dei testimoni di giustizia. In Sicilia ci sono ancora tanti uffici pubblici dello Stato che possono assumere, a spese dello stesso Stato, queste persone. Non si capisce perché debbano pagare i contribuenti siciliani.
Lo Stato si tiene i beni mobili e immobili confiscati alla criminalità organizzata. E poi fa pagare alle Regioni le assunzioni, senza concorso, dei testimoni di giustizia. Troppo comodo. Non funziona proprio.
Poi c’è un altro motivo che non ci convince: l’aspetto finanziario. La Corte dei Conti per la Sicilia, appena una settimana fa, ha detto che negli uffici della Regione siciliana c’è troppo personale. Sono 17 mila e 500 dipendenti circa, più altri 2 mila e 500 circa di cui nessuno sa la provenienza.
Ieri, in Commissione Bilancio e Finanze dell’Ars, il Governo ha detto che i nuovi assunti, per quest’anno, sarebbero 9. Per un costo pari a circa 370 mila euro circa all’anno.
I conti a noi non tornano. Perché a noi risulta che i parenti delle vittime della mafia assunti alla Regione siciliana non hanno una retribuzione di circa mille euro al mese più i contributi. I costi di questo nuovo personale potrebbero essere maggiori.
E poi chi ci dice che sarebbero solo 9? A nostro avviso questo disegno di legge, se approvato, rischia di dare la stura, nel corso dei prossimi anni, a una serie impressionante di assunzioni. Tutto questo in un momento in cui la Regione siciliana attraversa una crisi finanziaria gravissima. Basti pensare che in Bilancio – come ha denunciato nei giorni scorsi un parlamentare di Sala d’Ercole – non ci sono nemmeno i soldi per pagare i Tfr (liquidazioni) agli attuali dipendenti regionali.
Poi non comprendiamo la linea dell’attuale Governo regionale: il governatore Crocetta, nei giorni scorsi, ha affermato che la Regione deve ridurre il proprio personale e, adesso, propone nuove assunzioni?
Ripetiamo: la promessa di un’assunzione potrebbe indurre tanti personaggi – tra i buoni, ma anche tra i ‘cattivi’ – a diventare testimoni di giustizia. Nulla da dire. Se lo Stato ha deciso di percorrere questa via nella lotta alla criminalità organizzata, ebbene, lo faccia con i propri mezzi economici, non con i soldi della Regione. Ad ognuno le proprio competenze.
Ultima notazione, ma non ultima per importanza: la qualità della pubblica amministrazione.
L’Amministrazione pubblica è una scienza. Nella pubblica amministrazione debbono accedere i migliori, dopo un’accurata selezione. Così, del resto, prevede la nostra Costituzione, su questo fronte troppo spesso ignorata, soprattutto in Sicilia.
Oggi la qualità delle pubbliche amministrazioni della Sicilia è bassa. E si vede. Questo perché, al posto dei concorsi e delle selezioni meritocratiche, si è preferita la strada del clientelismo a base di precariato.
Continuare a riempire la Pubblica amministrazione regionale di personale non qualificato è la via ‘migliore’ per mantenere il sottosviluppo culturale ed economico nel quale si trova oggi la Sicilia.
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