La polizia è ancora sulle tracce del quinto membro della banda che il primo agosto dell'anno scorso assaltò e rapinò il mezzo davanti alle poste di Corso dei Mille. In quella occasione i malviventi aprirono anche il fuoco contro gli agenti della squadra mobile intervenuti sul posto
Rapina portavalori, caccia a componenti banda: un arresto «Incastrato dal Dna sul cappellino perso durante il colpo»
All’appello ormai manca solo il quinto componente della banda che il primo agosto dell’anno scorso ha assaltato e rapinato un portavalori davanti a un ufficio postale in Corso dei Mille. Oggi la polizia ha arrestato Giusto Lo Bocchiaro, palermitano. Fondamentale per risalire al quarto membro del commando, fa sapere la polizia, la comparazione del Dna dell’arrestato con le tracce trovate sul cappellino che aveva perso nel corso della rapina che fruttò 100mila euro.
Il commando assaltò il portavalori che stava consegnando del denaro in un ufficio postale di corso dei Mille, intorno alle 8. I primi tre malviventi furono sottoposti a fermo. Uno durante le fasi della rapina, gli altri due rintracciati nel corso delle indagini. Oggi il provvedimento emesso dal gip del Tribunale di Palermo su richiesta della Procura nei confronti dell’uomo considerato il quarto componente. Lo Bocchiaro, sorvegliato speciale nel 2014 e tratto in arresto nel 2006 nel corso di un’operazione antimafia poiché ritenuto esattore del pizzo, è figlio di Giuseppe, capo del mandamento mafioso di Santa Maria di Gesù, detenuto per una condanna che dovrà scontare fino al 2036.
Dalle indagini è emerso come il gruppo stesse progettando da tempo il colpo; avevano effettuato numerosi sopralluoghi, camuffando la loro presenza con alcuni espedienti: proprio Lo Bocchiaro in un’occasione si allenò in tuta, facendo stretching vicino all’ufficio postale. Il commando tentò il colpo già a luglio aspettando il portavalori fuori dalla posta, ma il furgone arrivò in ritardo e rinunciarono. Il primo agosto però andò in porto.
Dalla ricostruzione degli investigatori è stato possibile rilevare la suddivisione dei ruoli tra i complici: all’arrivo del furgone portavalori presso l’Ufficio Postale, riferisce la polizia, «si è fatto avanti un uomo con un cappellino nero seguito da altre quattro persone con in testa caschi da motociclista; due hanno bloccato la guardia giurata che davanti all’ufficio postale, mentre gli altri tre, con indosso il casco, si dirigevano verso la guardia giurata scesa dal furgone portavalori con in mano un sacco di juta contenente il denaro e, dopo avergli puntato una pistola alla testa, lo hanno disarmato e gli hanno sottratto il sacco con il denaro per poi scappare». Durante le fasi della fuga, però, uno dei rapinatori ha perso il cappellino da baseball che indossava, recuperato poi dagli agenti. Tutto è avvenuto, sottolinea la polizia, nonostante la presenza di tante persone, soprattutto pensionati in attesa. I rapinatori in quell’occasione aprirono il fuoco «contro gli agenti della squadra mobile intervenuti per bloccarli». Sono in corso indagini per risalire al quinto componente del commando.