Vita e morte di un Monster

Titolo originale: Monster
Nazione: Usa/Germania
Anno: 2003
Genere: drammatico
Durata: 109 minuti
Sito ufficiale: www.monsterfilm.com
Regia: Patty Jenkins
Distribuzione: Nexo
Uscita: 30 aprile 2004

“Se hai fatto un buon lavoro, non ha importanza con quale corpo tu l’abbia fatto”. Così Charlize Theron, premio Oscar come miglior attrice protagonista, mette a tacere tutte le malelingue e chiunque abbia anche solo pensato che imbruttirsi sullo schermo sia stato determinante per la conquista di tre prestigiosi premi (oltre all’Oscar, l’Orso d’oro a Berlino e il Golden Globe), nonché del plauso di un notevole numero di critici. Al di là delle malizie, che la Theron si sia letteralmente trasformata per interpretare in “Monster” la vera storia della prima serial killer è innegabile.

Dodici chili in più, falsi dentoni, pelle a chiazze e andatura da camionista perennemente ubriaco, lontana anni luce da tutte le sue precedenti apparizioni sul grande schermo. Ma non è solo il trucco a regalare forza al suo personaggio. La Aileen Wuornus che Charlize ci regala è così vera che ci si aspetta di vederla uscire dallo pellicola da un momento all’altro. Sgrana gli occhi, ha i muscoli della faccia continuamente in tensione, è nervosa e instabile. È la diretta conseguenza di tutti i maltrattamenti subiti da questa donna, giustiziata nel 2002 in Florida per iniezione letale, dopo dieci anni trascorsi nel braccio della morte.

E il film è nervoso e teso quanto lei: la regia di Patty Jenkins non lascia allo spettatore un attimo di respiro, lo scuote dalla prima all’ultima claustrofobia inquadratura, è di un realismo disarmante, di una crudeltà senza possibilità di scampo, proprio come la vicenda della protagonista.
Fin dall’infanzia, Aileen Wuornos ha dovuto constatare sulla sua pelle quanto crudele e ingiusto sappia essere il mondo. Maltrattata dal padre, violentata da giovanissima, non riesce a trovare altra strada che quella della prostituzione. Unica breve ventata d’ossigeno nella sua vita è l’incontro con Selby (una triste Christina Ricci), una ragazza molto più giovane di lei, di cui s’innamora, e verso la quale Aileen sviluppa subito un gran senso di protezione. Ma neanche in questi momenti il film riesce ad allentare la presa, perché nemmeno durante la relazione con Selby ad Aileen è concessa una tregua dalla crudeltà della vita: il primo omicidio per legittima difesa, poi il secondo, poi tutti gli altri. Anche Selby l’abbandona. E la sua esistenza cade sempre più in basso, fino al tragico epilogo che ha fatto storia.

Patty Jenkins è una narratrice corretta, realizza questo dramma con grande rispetto per quella che secondo lei è la vera vittima (non a caso ha rifiutato qualsiasi compromesso con le case di produzione che avrebbero volentieri e troppo facilmente monopolizzato la “storia di una lesbica serial killer”, preferendo restare indipendente). Chi sia il vero Monster, se la Wuornos o la società che l’ha “cresciuta”, allo spettatore la scelta.


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