Provincia, debiti per 28 milioni di euro I creditori rifiutano l’accordo, tagli ai servizi

È di circa 28 milioni di euro il debito fuori bilancio della Provincia regionale di Catania. Circa 23 milioni sono quelli chiesti a seguito della truffa realizzata 40 anni fa da due dipendenti dell’ente per la quale la Provincia dovrà pagare in solido a seguito della sentenza del tribunale di Catania, gli altri cinque milioni di euro sono debiti di vario genere. Qualcuno deve ricevere cifre più o meno piccole (si fa per dire), come la ditta Alfio Cannavò che aspetta il pagamento di 170mila euro, o Rosario Grillo che deve ricevere 258mila euro. Qualcun altro è creditore di cifre più importanti: circa 665mila euro sono da versare alla Joniambiente spa e quasi due milioni di euro da liquidare ai Fratelli Insanguine.

Da quando l’ex presidente Giuseppe Castiglione ha lasciato il timone per potersi candidare alle prossime elezioni politiche (e quindi la Provincia di Catania è stata commissariata) diversi sono i passi fatti per evitare di sforare il patto di stabilità e quindi per evitare il dissesto dell’ente. Approvati da parte del Consiglio provinciale sia il bilancio consuntivo 2011 che il previsionale 2012, ma soprattutto è stato approvato il documento programmatico pluriennale previsto dell’articolo 243 bis del Testo unico degli enti locali e introdotto dal decreto legislativo 174 del 10 ottobre scorso.

Con questo provvedimento si è cercato di spalmare nel tempo il gravoso debito, ma poiché è annoso e i creditori hanno perso la pazienza, non hanno accettato l’accordo che avrebbe permesso all’ente di avere più tempo. Gli interventi dovranno tutti essere conclusi nel 2013 quindi, e si procederà su un doppio binario. Da una parte ci saranno degli ingenti tagli ai servizi, dall’altro un aumento delle tasse. Due le voci dei tributi, «le uniche su cui potevamo intervenire», secondo il presidente del consiglio Giovanni Leonardi: da una parte l’assicurazione auto che passa dal 12 al 16 per cento dall’altro la quota dell’Ipt, la tassa di trascrizione, avrà un incremento del 10 per cento, passando dal 20 al 30 per cento.

Per quanto riguarda i servizi, invece, stato rimodulato l’accordo con la Pubbliservizi, la partecipata della Provincia, che con lo stesso budget dovrà occuparsi anche della cura del verde delle strutture di proprietà provinciale e del servizio di pulizia dalla neve sulle strade dell’Etna, abbandonando l’esternalizzazione degli stessi e risparmiando circa 400mila euro per ogni voce. «Un buon risparmio che va aggiunto a quello di circa un milione e 200mila euro per avere rimodulato il parco auto, soprattutto per avere abbandonato una serie di auto blu», spiega Leonardi.

Altre rimodulazioni, poi, riguarderanno i rimborsi alle scuole di competenza provinciale per un totale di 150 plessi. «Non si tratta di dargli meno soldi come qualcuno ha pensato – dice ancora Giovanni Leonardi – ma abbiamo rimodulato le modalità di rimborso per incentivare al risparmio e uniformarci agli altri enti». Salta il sistema attuato fino adesso secondo cui veniva dato il 100 per cento dei soldi richiesti. Ad ogni istituto verrà dunque assegnata una somma in base al numero degli alunni, delle classi e alla tipologia della scuola con la quale dovrà auto gestirsi.

«Abbiamo fatto degli importanti provvedimenti grazie al contributo di tutti, ricordiamoci che senza la sentenza del tribunale tutti questi problemi non ci sarebbero stati», afferma il commissario Antonella Liotta. E nell’attesa di sapere quale sarà il parere del ministero dell’Economia sul piano di rientro proposto, vanno avanti i lavori al Consiglio provinciale. Stabiliti gli obiettivi per i prossimi mesi dell’anno che sta per arrivare. In primis il bilancio previsionale 2014 che avrebbe dovuto essere approvato entro il 31 dicembre e che invece slitterà a gennaio, ma anche il piano territoriale per i prossimi tre anni. «E non vorrei fermarmi qui, se ci sarò ancora io – aggiunge il commissario Liotta – vorrei organizzare un regolamento per i controlli interni integrato con il controllo analogo delle partecipate e un piano anticorruzione», conclude.


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