«In questo modo - dice Nunzio Reina - ci sarebbero degli esperti selezionati dalla Camera di Commercio a costituire una commissione presieduta dagli organi istituzionali che valuterebbe il grado di competenza di chi resta senza lavoro pur avendo anni ed anni di esperienza alle spalle»
Prova d’arte contro disoccupazione e abusivismo Lo chiede alla Regione la Confartigianato di Palermo
«In Sicilia chi vuole intervenire sulla drammatica situazione occupazionale dei giovani ha una possibilità che non viene considerata. Si tratta della prova d’arte di cui Confartigianato Palermo chiede il ripristino per permettere di aprire un’attività a chi, per legge, si trova fuori dal mercato pur avendo acquisito una professionalità».
A dichiararlo è il presidente provinciale Nunzio Reina, che chiede un incontro agli assessori regionali al Lavoro e alla Formazione:
«E’ necessario confrontarsi su questo tema, perché si tratta di uno strumento di meritocrazia e giustizia. Quella attuale è infatti una legge inadeguata. Basti pensare che nel settore dell’Acconciatura ed estetica è previsto che, per potere aprire un’attività, occorrono almeno tre anni di lavoro dipendente qualificato presso un’impresa dello stesso campo, seguito da un corso di formazione teorica. Ciò deve avvenire entro cinque anni dalla formulazione della richiesta di apertura».
«In pratica – precisa Reina – un dipendente qualificato che ha fatto per 20 anni l’acconciatore, regolarmente inquadrato, non può aprire un negozio se da due anni e una settimana non lavora. Chiedo – aggiunge – ufficialmente un incontro agli assessori di competenza, perché quella della prova d’arte potrebbe essere un’apertura al mondo del lavoro ed un’azione contro l’abusivismo di necessità a cui, purtroppo, si va incontro. In questo modo, invece, ci sarebbero degli esperti selezionati dalla Camera di Commercio a costituire una commissione presieduta dagli organi istituzionali che valuterebbe il grado di competenza di chi resta senza lavoro pur avendo anni ed anni di esperienza alle spalle».
«Non prendere in considerazione questa alternativa – conclude il presidente di Confartigianato Palermo – vuol dire, ancora una volta, incentivare la disoccupazione e l’abusivismo per poi manifestare ipocrita solidarietà a chi si ritrova in situazioni drammatiche perché le istituzioni chiudono le porte».