Da giorni su una barella, senza una diagnosi e in condizioni igienico-sanitarie ai limiti della sopportazione. Accade al pronto soccorso dell’ospedale Cannizzaro di Catania, dove una donna denuncia a Meridionews l’ennesimo caso di inadeguatezza delle strutture sanitarie catanesi. «Sono arrivata al pronto soccorso venerdì e fino a lunedì sera non mi sono alzata dalla barella – racconta -. Ho avuto ripetuti picchi di temperatura, uniti a forti fitte alla testa, ma per giorni i medici non hanno avuto modo di capire cosa avessi e, come se non bastasse, sono stata in un locale che un anno fa era un ufficio». Prima del trasferimento in un reparto diverso da quello in cui sarebbe dovuta stare «e solo dopo che si è sparsa la voce della mia denuncia», continua la cittadina. Una situazione ormai giunta al limite di guardia anche negli altri pronto soccorso catanesi. Come dimostrano i video e le foto inviati da un altro lettore e registrati all’interno dell’ospedale Vittorio Emanuele di Catania. Tra urla dei pazienti esasperati, litigi per una barella e sporcizia.
Le critiche della donna sono rivolte più al sistema sanitario che al trattamento del personale: «Il problema sta a monte – spiega -. Ci sono pochissimi medici e altrettanti infermieri, mentre il pronto soccorso è al collasso. Ciò fa sì che diventi normale ricevere cure e attenzioni in ritardo, se la notte rimane in servizio una sola infermiera». Inutile sperare in un letto: «Sono arrivata in codice giallo e avrebbero dovuto ricoverarmi in neurologia, ma non ci sono posti a disposizione», sottolinea. Con il passare delle ore, alla disperazione si è aggiunta la rabbia e la decisione di contattare i carabinieri: «Ho telefonato al 112 e mi hanno detto che verranno presto – racconta -. Sono disposta anche a denunciare ufficialmente quello che sta succedendo in questo ospedale. In questo corridoio c’è un bagno per decine di persone, non ho potuto lavarmi per tre giorni».
Per la lettrice in attesa da venerdì la situazione si sblocca solo lunedì sera, tre giorni dopo il suo arrivo al Cannizzaro, con il ricovero nel reparto di malattie infettive. «Mi chiedo che ci faccio qui – spiega –, visto che avrebbero dovuto trasferirmi in neurologia. In ogni caso, un posto letto per me è comparso d’incanto non appena si è sparsa la voce della mia segnalazione ai carabinieri e al vostro giornale».
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