Una manciata di minuti e l’appuntamento rinviato a settembre. Diversi difetti di notifica fanno slittare di quattro mesi l’inizio del processo nato dall’inchiesta Università bandita. L’udienza di oggi, fissata per le 9.30 si è tenuta davanti alla corte della terza sezione penale presieduta dalla giudice Consuelo Elena Corrao. Alla sbarra, oltre ai due ex rettori Francesco Basile e Giacomo Pignataro, ci sono sette professori e capi dipartimento: Giuseppe Barone, Michele Cavallaro, Filippo Drago, Giovanni Gallo, Carmelo Giovanni Monaco, Roberto Pennisi e Giuseppe Sessa. Quest’ultimo, difeso dall’avvocato Carmelo Peluso, era l’unico presente in aula nelle sedie riservata al pubblico. A impedire l’inizio del processo la mancata ricezione in cancelleria delle cartoline cartacee che attestano l’avvenuta consegna delle notifiche ad alcune parti offese. Assenti in aula, così come avvenuto tra le polemiche in fase preliminare, l’università di Catania e il ministero dell’Istruzione. Un segnale chiaro, nonostante ci sia ancora una possibilità durante la prossima udienza, sulla volontà dell’ateneo di non costituirsi con i propri legali. Strada che invece ha già intrapreso l’associazione Trasparenza e merito e che proverà la sigla Antimafia e legalità presieduta dal legale Enzo Guarnera, rappresentata in aula dall’avvocata Carmela Giulia De Iorio.
Archiviato il grande clamore che suscitò l’inchiesta nel 2019, c’è la sensazione che il processo dovrà superare non pochi ostacoli. Dalla possibile prescrizione dei reati – i fatti contestati risalgono al 2017 – passando per quanto avvenuto in fase preliminare con l’esclusione da parte della giudice Marina Rizza del reato di associazione a delinquere. Sulla sentenza di non luogo a procedere la procura, che in aula è rappresenta dai magistrati Raffaella Vinciguerra, Marco Bisogni e Salvatore Di Stefano, ha fatto ricorso in Cassazione. Da valutare anche l’impatto sul processo della nuova formulazione dell’abuso d’ufficio, voluta dal governo guidato da Giuseppe Conte nell’estate del 2020. Una semplificazione dell’articolo 323 per tutelare il potere discrezionale del pubblico ufficiale e degli incaricati di pubblico servizio che ha già prodotto diverse assoluzioni. L’ultima è quella dei professori che facevano parte della commissione per il posto da ricercatore nel caso del ricercatore Giambattista Scirè.
Ulteriore punto interrogativo sul processo Università bandita è quello relativo al secondo troncone dell’inchiesta. La prima udienza per i 45 imputati rinviati a giudizio, tra cui l’ex sindaco di Catania (e attuale consigliere comunale) Enzo Bianco, è stata fissata per giugno con la procura che potrebbe chiedere ai giudici di riunire i due procedimenti. Passaggio che allungherebbe ulteriormente i tempi, già monolitici, delle aule di giustizia. Unico ad avere già affrontato un processo è stato il professore ed ex pro-rettore Giancarlo Magnano San Lio. Il docente ha scelto il rito abbreviato ed è stato condannato, con pena sospesa, a un anno e due mesi per abuso d’ufficio ma è stato assolto dal reato di associazione a delinquere.
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