Primarie Pd, Faraone apre la campagna elettorale «I tempi dei pupi e dei patti tra notabili sono finiti»

Avevano assicurato che il loro sarebbe stato un profilo propositivo e non polemico, che non avrebbero fatto volare gli stracci nella campagna elettorale delle Primarie e che questa sarebbe stata una festa della democrazia. Ma oltre i buoni propositi, anche Davide Faraone, sollecitato dai giornalisti a margine della conferenza stampa di lancio della sua campagna elettorale, ha tirato fuori la cenere da sotto il tappeto, mirando all’ala zingarettiana del partito che sostiene la corsa alla segreteria della sua competitor, Teresa Piccione

«Ho deciso – ha ammesso alle telecamere il senatore renziano – di rifiutare una logica di unità fittizia, perché credo che siamo in emergenza. Il Pd è in crisi e non può permettersi un patto fra notabili, che era esattamente quello che mi era stato proposto. Scegliere tra i nomi di Gandolfo Librizzi e Giuseppe Bruno e concordare secondo una logica di spartizione tra correnti, le segreterie provinciali. Da una parte, insomma, c’era l’ipotesi di mettersi insieme e fare un pupo come segretario, mentre dall’altra si esprime una posizione politica e su questo ci si confronta. I pupi e i patti fra notabili – continua Faraone – non possiamo più permetterceli. Loro stessi hanno dichiarato che se non ci fossi stato io candidato ci sarebbe stato un candidato unitario, facendo anche i nomi di due miei amici. Questo non solo non è utile ma se si fosse scelta questa strada, del partito sarebbero rimaste le ceneri».

È una sala gremita, quella del Caffé del Teatro Massimo, dove Faraone ha convocato giornalisti e sostenitori per dare il via alla campagna elettorale che porterà i simpatizzanti del Pd, il prossimo 16 dicembre, a scegliere la nuova guida del partito in Sicilia. Tra i volti nuovi e i big sponsor c’è anche la presidente nazionale di Arcidonna, Valeria Ajovalasit, che negli scorsi giorni ha manifestato il proprio endorsement nei confronti del luogotenente di Matteo Renzi in Sicilia. «Il problema non è l’avere scelto un candidato uomo, il tema è nel merito. Se quella candidatura femminile non rappresenta le istanze che in tutti questi anni ho portato avanti sul femminismo, sui diritti e sulla libertà delle donne, allora non basta essere donna per avere il mio sostegno. Perché se un uomo mi garantisce questo, io appoggio quell’uomo».

A proposito delle polemiche sulla presenza del commissario forzista Gianfranco Micciché alla Leopolda sicula organizzata da Faraone, Ajovalasit ammette di non farsi scandalizzare «quasi da nulla». E aggiunge: «Sono disposta a confrontarmi con chiunque perché credo che le mie idee non vengano messe in discussione dal dialogo con chi non la pensa come me». Un nodo, quello dei rapporti con Micciché, sul quale interviene anche Faraone, non nascondendosi dietro a un dito: «Io ho un modello di partito radicalmente alternativo, un contenitore che aggreghi coloro che pensano che Lega e Movimento 5 stelle siano populisti, pericolosi, antimeridionalisti e razzisti».

Anche il leader dei Partigiani Dem, Antonio Rubino, sottolinea di «non credere che Davide voglia allargare a Cardinale e Micciché, è una cosa che va sgomberata dal campo. Né mi pare che dall’altra parte si voglia allargare a sinistra, anche perché non capirei a quale sinistra. Mi pare che ci siano due modelli di partito, il nostro modello – assicura Rubino – parte da un ritorno alla partecipazione vera e non ai tesserifici dei deputati». Parla di questione generazionale anche il segretario uscente Fausto Raciti, a sua volta presente all’apertura della campagna elettorale di Faraone: «Abbiamo scelto di sostenerlo perché pensiamo che da questo congresso emerga una linea di frattura, oltre che politica, di carattere generazionale e pensiamo che il Pd – dichiara il segretario uscente e da tempo dimissionario – debba provare ad andare avanti e non possa ritornare a un tempo d’oro, che per altro in Sicilia non c’è mai stato».

Miriam Di Peri

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