La manifestazione che reclama diritti per le comunità lgbti cade quest'anno in un clima diverso, con un nuovo governo nazionale e una rinnovata amministrazione comunale. Tra gli attivisti sfila anche l'ex primo cittadino Enzo Bianco. Guarda le foto
Pride 2018, l’orgoglio lgbti nell’epoca della paura Sfottò a Salvini, musica techno e ventagli colorati
«Siamo venuti qui in vacanza, e quando abbiamo scoperto che c’era il Pride, abbiamo deciso di partecipare». Michael è molto alto. Indossa un abito blu piuttosto scollato sul petto, che si chiude sotto con degli short pants. «La città? Mi sembra piuttosto aperta – spiega – ma ci siamo anche accorti che molte persone non si trovano a loro agio nel vedere due uomini camminare insieme». La manifestazione manifesto dell’orgoglio lgbti cade in una fase in cui, sul piano politico, il mondo è cambiato all’improvviso. A Catania c’è un nuovo sindaco, Salvo Pogliese. Soprattutto, c’è a Roma un nuovo governo che ha già fatto sapere di voler mettere mano ai diritti civili. Per ridurli. Non mancano i cartelli che sfottono Matteo Salvini. Il camion su cui è montato il sound system si muove da piazza Borgo alle 18. Dietro, invadono via Etnea centinaia di persone, in maggioranza giovani. Si balla techno, si canta, si espongono striscioni.
Accanto al consigliere nazionale di Arcigay Giovanni Caloggero, appare anche l’ormai ex primo cittadino Enzo Bianco. «Non sono mai mancato un anno – dice a MeridioNews – da sindaco e oggi non da sindaco, perché penso che sia una manifestazione in cui si reclamano libertà e diritti civili. Il ministro dell’Interno ha dichiarato di voler annullare leggi come le unioni civili, è preoccupante. Penso e spero – aggiunge riferendosi a Salvo Pogliese – che l’amministrazione comunale non si metta su questa linea irrazionale, non avrebbe senso».
Mentre il corteo parte e Bianco si sistema davanti al primo striscione, Gianluca è altrettanto preoccupato. «Io – dichiara l’attivista – avrei preferito che ci fossero più eterosessuali, perché il Pride si sarebbe sentito di più. Noi ci siamo e ci saremo, ma fosse stato sentito dalla massa sarebbe stato meglio». «Le persone sono cambiate – afferma un altro partecipante, Yuri – la mentalità a Catania è un po’ più aperta, ma non del tutto. Una bella fetta della popolazione rimane delle proprie opinioni, e non intende cambiarle».
Fa caldo, tutti cercano qualcosa da bere. Dal camion, gli organizzatori spruzzano un po’ d’acqua a chi li segue e lanciano dei ventagli rosa, viola, gialli, rossi. Seguono gli striscioni delle varie associazioni che hanno aderito, con in testa Arcigay. La difesa delle comunità lgbti non è l’unico tema politico che viene posto. Ci sono, ad esempio, i gruppi femministi catanesi e, qua e là, qualche cartello comunista.