Il primo cittadino del centro del Calatino è volato a Roma per discutere con il sottosegretario Stefano Candiani che ha fatto le veci del leader del Carroccio Matteo Salvini. Da settembre la struttura tornerà nella disponibilità della Pizzarotti
Cara, prossimi inquilini non saranno le forze armate Sindaco: «Dei cani randagi si occuperà il Viminale»
«Rimozione della spazzatura e gestione dei cani randagi saranno a carico del Viminale». È la garanzia che si è portato a casa il sindaco di Mineo Giuseppe Mistretta dopo l’incontro romano con il sottosegretario Stefano Candiani, che ha fatto le veci del ministro dell’Interno Matteo Salvini. Da quest’ultimo era arrivato l’invito a volare nella Capitale per il primo cittadino dopo «la promessa di non abbandonarci» fatta il giorno del trionfo solenne per la chiusura di quello che, per anni, è stato il centro di accoglienza per richiedenti asilo più grande d’Europa.
«Rischiavamo il dissesto solo per accudire i cani e togliere la munnizza accumulata nel territorio», precisa a MeridioNews il sindaco che adesso si sente «più sereno» dopo avere avuto la conferma che «tutte le spese che sosterremo per riportare il territorio com’era prima del 2011 – riferisce Mistretta – saranno totalmente coperte da parte del Viminale». In quel «tutte» sono compresi anche i costi per i cani rimasti nella struttura anche dopo la chiusura. «Dal ministero ci hanno garantito che anche per gli esborsi per la gestione degli animali ci sarà una copertura totale».
Il nodo animali era finito pure in un appello all’adozione fatto con un video pubblicato sulla pagina Facebook del leader del Carroccio. Qualche giorno dopo la visita di Salvini al Cara sul sito del Comune di Mineo era stata lanciata anche una campagna specifica dal nome Adottiamoli…Non abbandoniamoli! «Al momento, a prendersi cura degli animali – spiega il primo cittadino – sono i volontari dell’associazione Amici a sei zampe. Abbiamo già ricevuto molte donazioni e qualche richiesta di adozione, in particolare una signora maltese di origini siciliane ha deciso di prendere con sé una ventina di cani che adesso stanno facendo la quarantena e poi andranno a Malta». Per trovare casa agli amici a quattro zampe c’è tempo fino al 31 agosto, altrimenti poi l’ente comunale dovrebbe spendere «50 euro ciascuno per catturarli e trasportarli al canile e 3,50 euro al giorno per cane, senza contare le eventuali spese sanitarie».
Intanto, dall’1 settembre il Residence degli aranci verrà riconsegnato alla legittima proprietaria, la Pizzarotti Spa. Resta ancora da capire cosa ne sarà del villaggio anche perché vi è un contenzioso milionario, avviato davanti la corte d’Appello di Catania, tra l’azienda e la presidenza del Consiglio per il recupero edilizio delle 400 villette. Tramontata l’ipotesi del Movimento cinque stelle di farne un polo addestrativo e di formazione per le forze armate «perché la visita del personale della Difesa l’ha ritenuta una sede inopportuna per quello scopo, adesso ci sono varie ipotesi – riferisce il sindaco dopo l’incontro nella Capitale – Per evitare occupazioni abusive delle strutture è al vaglio l’idea di utilizzarla per attività di carattere istituzionale dello Stato ma, per il momento, non posso essere più preciso». Il sistema di accoglienza post-Cara di Mineo in provincia di Catania, sarà organizzato con i Centri di accoglienza straordinaria (Cas) «capaci di accogliere al massimo in tutto 450 migranti. In questo senso – aggiunge Mistretta – c’è l’impegno del prefetto di utilizzare, in modo preferenziale, il bacino di ex lavoratori del Cara che sono già formati. Sempre che, con le nuove politiche, ci siano i migranti».
«Sarebbe stato opportuno che il ministro dedicasse metà delle attenzioni destinate ai cani alle decine di migranti vulnerabili abbandonati a se stessi il giorno della chiusura del Cara», affermano da Medici per i diritti umani (Medu), l’associazione che per cinque anni ha svolto servizio di supporto psicologico e psichiatrico ai migranti del centro di accoglienza e che, anche ora, continua a seguire gli invisibili. Persone senza badge e senza documenti, i cui nomi non comparivano nell’elenco degli ospiti ufficiali del Cara e, quindi, nemmeno nelle liste per i bus organizzati. Adesso, alcuni vivono in dimore provvisorie offerte dalle diocesi, altri si appoggiano in dormitori, qualcuno è scomparso. Un numero esiguo è rimasto nella casa di campagna a Caltagirone messa a disposizione dal vescovo. I tre più vulnerabili dal punto di vista psichico – due gambiani e un guineano – si trovano nella zona di Troina (in provincia di Enna) in una dimora temporanea fornita da frati e, ogni settimana, ricevono cure e assistenza dal team di Medu.