Sono state inflitte complessivamente condanne per oltre 60 anni di carcere per i sette presunti esattori del pizzo, giudicati con rito abbreviato, arrestati dai carabinieri della compagnia di Paternò nel corso delle operazioni antimafia Onda d’urto e Reset. Nel mirino del gruppo erano finite due agenzie di pompe funebri nel territori di Biancavilla. Le sentenze, emesse dalla giudice Giuliana Sammartino con il magistrato della procura di Catania Andrea Bonomo a rappresentare l’accusa, sono arrivate nella tarda mattina di oggi. Fabio Amoroso e Gregorio Gangi sono stati condannati a otto anni di carcere e al pagamento di una multa di seimila euro ciascuno. Il pm aveva chiesto per il primo cinque anni di carcere e per Gangi sei anni di reclusione.
Vincenzo Panebianco è stato considerato colpevole con una pena di nove anni e sei mesi di carcere e una multa di 10mila euro a fronte di una richiesta di sei anni e otto mesi. Vincenzo Monforte, dieci anni 10mila euro di multa. Per il padre di quest’ultimo, Alfio Monforte, la giudice ha disposto una condannato a dieci anni e otto mesi e una multa da 10mila euro di multa. Tra gli imputati c’era anche Carmelo Vercoco, per il quale la pubblica accusa aveva chiesto 6 anni mentre la giudice l’ha condannato a otto anni e 8mila euro di multa. Infine Alfio Muscia condannato a sei anni di reclusione. Pena comunque superiore rispetto a quella dell’accusa, che per lui aveva chiesto quattro anni.
Per Vincenzo e Alfio Monforte prevista la libertà vigilata di tre anni una volta scontata la pena. Stabilito anche il risarcimento per le parti civili ammesse al processo , ossia ai titolari delle due agenzie di pompe funebri, il Comune di Biancavilla, l’associazione antiracket e antiusura Libera Impresa e l’associazione Legalità. Per quanto riguarda gli altri imputati arrestati nel corso delle due operazioni antimafia per nove di essi è in corso il giudizio con rito ordinario, mentre per altri tre si attende a dicembre la decisione sul loro eventuale rinvio a giudizio.
L’operazione Onda d’urto, scattata nel dicembre 2016, ha permesso di portare alla luce del sole il calvario di un imprenditore vittima del pizzo. In meno di 5 anni il titolare dell’agenzia funebre avrebbe versato al gruppo locale circa 100mila euro; ossia l’equivalente di metà degli utili derivanti da ogni singolo funerale che l’agenzia espletava a Biancavilla. Dalle indagini condotte dai carabinieri della compagnia di Paternò e dai colleghi della stazione locale la vittima sarebbe stata taglieggiata da più gruppi – da una parte gli Amoroso dall’altra i Maglia e un terzo gruppo dai Merlo, eredi del clan Mazzaglia-Toscano-Tomasello, legato alla famiglia catanese di Cosa nostra Santapaola-Ercolano. Con l’operazione Reset invece vennero arrestati altri soggetti che taglieggiavano il titolare di un’agenzia di pompe funebri, fratello di quello vittima durante la prima inchiesta.
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