Piazza Due giugno, la tragedia evitata per caso Agronomi: «Su 17mila alberi, nessun controllo»

«In Comune ci sono architetti, ingegneri e geometri in quantità. Ma una città con 17mila piante non ha neanche un agronomo nel suo organico. La salute e la stabilità delle piante chi dovrebbe controllarla? Con quali competenze?». Il crollo di un ramo di oltre un quintale in piazza Due giugno, al viale Mario Rapisardi, non è stato una tragedia solo per caso. È caduto, nel tardo pomeriggio di martedì, su uno dei tavoli di pietra lavica usati abitualmente dagli anziani di Cibali per passare il tempo insieme. «Qua stiamo parlando di persone che sarebbero potute morire o avrebbero potuto rimanere gravemente ferite – interviene Corrado Vigo, presidente dell’ordine degli Agronomi di Catania – Ci rendiamo conto che il Comune non può risparmiare sulla sicurezza dei suoi cittadini?».

La questione della cura del verde pubblico è tornata di attualità dopo l’incidente del 26 luglio in una delle piazze più popolate dell’arteria stradale che collega piazza Santa Maria di Gesù con i quartieri di Cibali, Nesima e Monte Po. Una vicenda, documentata da MeridioNews, che riporta alla mente un incidente che ha avuto conseguenze peggiori: il crollo della palma in piazza Cutelli, con la morte della 49enne Patrizia Scalora, seduta su una panchina a prendere il fresco. «Abbiamo detto più di una volta all’amministrazione che servono dei professionisti che si occupino dello stato fitosanitario delle piante – continua Vigo – E non ne bastano uno o due: per una città come Catania ne servono almeno cinque, e sono ancora pochi. Persone che controllino le potature, gli alberi, le aree verdi. Compiti che non possono e non devono essere demandati alla Multiservizi».

Senza contare che tra i compiti del Comune ci sarebbe anche quello di «fare il censimento delle alberate stradali, cosa imposta da una legge nazionale». E rinsaldata da un protocollo d’intesa firmato dall’ordine regionale degli Agronomi assieme all’Anci, l’associazione dei Comuni italiani, nel lontano dicembre 2014. «A marzo 2015 abbiamo inoltrato di nuovo il documento sia a Palazzo degli elefanti sia a tutti gli altri Comuni della provincia – ricorda l’esperto – Il risultato? Non siamo mai stati chiamati da nessuno. Ma ci chiedono di intervenire, quasi informalmente, solo quando si sfiorano le vittime». Eppure da mesi in municipio si riunisce la Consulta del verde, un organo che dovrebbe coinvolgere associazioni e organi professionali nella stesura di un regolamento condiviso per la cura delle piante cittadine. «Bisognerebbe stendere delle linee guida, ma non abbiamo notizie di come sia andata a finire», aggiunge Corrado Vigo.

«Non voglio dire che con degli agronomi in Comune allora non accadrebbe niente – conclude il presidente – Può capitare che nonostante le analisi di un professionista non ci si accorga di una sofferenza della pianta». Gli episodi, però, potrebbero ridursi nel numero. «E potrebbero anche cambiare le cause: molto spesso i disastri succedono per potature fatte male, che costringono l’albero a far partire dei getti di tronco laterali senza saldature consistenti, pronte a collassare con il peso della pioggia o con lo sferzare del vento. Un professionista sa dove e come potare, non come si fa adesso: ho visto alberi mozzati o decapitati, per esempio alla circonvallazione, in modo così terribile da fare inorridire». «Noi agiamo su impulso delle direzioni del Comune di Catania – replica Michele Giorgianni, presidente della Multiservizi – Loro ci danno le indicazioni e noi eseguiamo». Da un paio d’anni, secondo Giorgianni, gli interventi di potatura sono «aumentati esponenzialmente, di più del cento per cento». 

Certo è che «con 17mila alberature dire di avere abbastanza mezzi è una parola grossa. Alla circonvallazione non si interveniva da vent’anni, abbiamo lavorato seguendo il programma che ci ha dato l’amministrazione, con gli strumenti che abbiamo», afferma il presidente della partecipata. «Il censimento degli alberi lo stiamo facendo – garantisce l’assessore all’Ambiente Rosario D’Agata – Occorrono un sacco di persone, per questo il lavoro è in corso ma non ancora ultimato». Per finirlo ci vorrà parecchio tempo e, prima ancora, il regolamento per il verde pubblico dovrebbe arrivare in consiglio comunale. «Capisco l’esigenza degli agronomi, ma non possiamo assumere personale visto lo stato delle nostre casse – conclude l’esponente della giunta – Con le forze che abbiamo non possiamo permetterci potature troppo frequenti. Nel caso di piazza Due giugno, comunque, sembrerebbe che non ci fossero state delle avvisaglie di crollo».


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