Premessa doverosa: l’1-1 maturato ieri a Venezia nell’andata delle semifinali playoff, sul campo di una squadra reduce dal successo interno per 3-0 con il Perugia e che nella stagione regolare aveva vinto in casa nove delle ultime undici gare, è un risultato più che buono. Che, oltretutto, consente al Palermo di avere a disposizione due risultati su tre nel match di ritorno in programma domenica ma … C’è questa congiunzione che, come successo in altre circostanze, non può essere omessa commentando un pareggio dei rosanero. Affezionati al festival delle occasioni sprecate durato, in pratica, per l’intero arco della stagione. Il ‘ma’ è ormai diventato un leitmotiv, una costante nei risultati a metà di un Palermo potenzialmente superiore all’avversario di turno ma frenato sempre da qualche debolezza. Un Palermo potenzialmente in grado di colpire e fare male ma incapace di sferrare il colpo del definitivo ko.
Eccolo il ‘ma’ menzionato sopra: gli uomini di Stellone escono dal Penzo con un risultato positivo e con la consapevolezza di avere l’ago della bilancia dalla propria parte in ottica qualificazione ma avrebbero potuto tranquillamente vincere e mettere una seria ipoteca sul passaggio del turno già ieri sera. Le sensazioni positive, che ci sono e che non vanno trascurate, convivono ancora con altri stati d’animo in uno spazio emotivo in cui trovano posto abitualmente anche i rimpianti e molto rammarico. Facilmente percepibile il retrogusto amaro lasciato dalla convinzione che la vittoria contro gli uomini di Pippo Inzaghi era una missione possibile. E molto vicina ad un certo punto. Al festival delle occasioni sprecate ha partecipato la squadra intesa come collettivo, raggiunta nel secondo tempo dai padroni di casa con un tiro di Marsura deviato da Rajkovic dopo appena quattro minuti dal vantaggio firmato La Gumina, con un giocatore però in prima fila.
Il profilo è quello di Coronado che, dopo avere sfiorato l’incrocio dei pali con una potente conclusione di destro da fuori area, al 39’ della ripresa si è divorato una clamorosa occasione a tu per tu con il portiere Audero sugli sviluppi di un’azione propiziata da una sbavatura in disimpegno di Modolo. A tutti capita di sbagliare, per carità. Ma la defaillance del numero 10, entrato al posto dell’ex di turno Moreo, merita delle riflessioni aggiuntive. Uno scavo ancora più in profondità trattandosi di un errore particolare: perché lo ha commesso il giocatore più forte del Palermo e soprattutto perché, nella galleria degli orrori, segue il rigore fallito nella gara interna con il Cesena dello scorso 12 maggio. E dato che nel calcio la componente psicologica ha un suo peso diventa automatica la deduzione che l’ex fantasista del Trapani ha rivisto ieri alcuni fantasmi del recente passato e che non ha ancora smaltito del tutto le scorie lasciate dal flop dagli undici metri nel match contro i romagnoli.
I rosa sperano ovviamente che la topica di Coronado non abbia delle conseguenze in chiave qualificazione. Nell’immediato, intanto, il suo nuovo errore ha impedito agli ospiti di mettere ieri il punto esclamativo su una gara comunque alla portata. E dai due volti: tatticamente bloccata nel primo tempo, vivacizzato solo da una punizione dalla distanza di Trajkovski deviata da Audero sopra la traversa, e più effervescente nella ripresa. Illuminata dai due gol e, sul fronte rosanero, caratterizzata da un ritmo più sostenuto e una maggiore intraprendenza da parte della compagine guidata da Stellone. Che può essere moderatamente soddisfatto per le risposte ricevute dalla sua squadra dopo circa tre settimane di inattività.
Moderatamente perché, in realtà, i segnali inviati dai rosanero (in campo dal primo minuto con il 4-3-1-2 con una mossa a sorpresa di Stellone, cioè il ruolo di mezzala destra affidato a Fiordilino, e con Trajkovski trequartista a supporto di La Gumina e Moreo sulla falsariga della formula applicata a Salerno all’ultima giornata della regular season) sono in chiaroscuro. La prova fornita dal Palermo, che ha riscattato in parte il pesante ko rimediato in Laguna il 27 aprile, è un cocktail in cui si mescolano ingredienti insapore come la mancata spinta propulsiva degli esterni Rispoli e Aleesami o la sterilità offensiva di Moreo ed altri molto gustosi. Come le performance più che sufficienti dei centrocampisti Jajalo (autore dell’assist in occasione dell’1-0 di La Gumina a segno con un destro sul secondo palo) e Murawski, il killer-instinct di La Gumina autore del primo gol stagionale dei rosa al Venezia e salito a quota undici reti nel 2017/18 contando anche l’acuto ad agosto in Coppa Italia e le garanzie fornite in difesa dai centrali Bellusci (al rientro dopo un infortunio) e Rajkovic. Abili a fare vale la loro fisicità in diverse situazioni di gioco, in particolare sulle palle inattive, e a contenere la forza d’urto di giocatori che fanno proprio della fisicità una delle principali prerogative.
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