Pd: «Un albo comunale per le unioni civili» Arcigay: «Non vogliamo frammenti di diritti»

Istituire a Catania il registro delle unioni civili. È questa la richiesta del Partito democratico e soprattutto dei giovani del Pd che ieri, al cortile Platamone, hanno organizzato un incontro – intitolato significativamente Comizi d’amore – per discutere dell’importanza dell’applicazione dei diritti in egual modo per tutti, indipendentemente dal proprio orientamento sessuale. La richiesta, reiterata ieri, era già stata avanzata circa un anno fa all’amministrazione comunale, ma sembra essere caduta nel vuoto. Adesso, dopo l’aggressione ad una ragazza transessuale in pieno centro storico, poche settimane fa, fatto che secondo Iacopo Torrisi, responsabile Cultura e Università del Pd «testimonia l’arretratezza in cui sembra piombata Catania, che invece si era dimostrata città aperta e sensibile», il problema si ripropone con urgenza. Quanto è accaduto ha turbato infatti la comunità gay catanese e non solo. «Ciò che ci ha più colpito è il silenzio delle istituzioni cittadine» dice ancora Torrisi.

Una battaglia per il rispetto dei diritti civili e perché i gay godano degli stessi diritti dei transessuali. «È una battaglia di tutti, di civiltà» afferma Damiano Puglisi segretario dei giovani del Pd. Che sottolinea: «Quello della parità dei diritti non è un tema eticamente sensibile come molti vogliono far credere. Piuttosto è un diritto come tutti gli altri e come gli altri deve essere applicato». Del resto, Plaude alla proposta di istituzione di un albo delle unioni civili «perché avvicina la politica ai cittadini» Paolo Patanè, presidente nazionale dell’Arcigay. Al contempo, però, lo definisce un gesto simbolico. «I diritti concreti sono un’altra cosa – afferma – si chiamano matrimonio e adozione». In Italia non sono diritti affermati per la coppie dello stesso sesso e non vengono riconosciuti neanche matrimoni o le adozioni regolarmente registrate in altri Paesi. Anche se una recentissima sentenza della Corte di Cassazione su una coppia omosessuale italiana sposata all’ Aja ora potrebbe cambiare le cose. «Non vogliamo solo frammenti di diritti. Se il parlamento non legifera in tal senso è perché non vuole farlo. La politica è molto lontana dalla giurisprudenza e dalla società. C’è sempre un però quando se ne parla e non si conclude mai niente», conclude Patanè.

E dell’affermazione della parità dei diritti e di trattamento di parità delle persone parla la Costituzione italiana, così come i trattati fondamentali dell’Unione europea. Ma molte sono ancora le falle da colmare e le leggi da cambiare perché tali principi abbiano reale applicazione. «Serve un lavoro paziente e faticoso anche dal punto di vista emotivo» secondo la capogruppo del Pd al Senato, Anna Finocchiaro. In momento di crisi economica, poi, la questione non sembrerebbe in cima alle priorità dell’azione di governo, eppure i presenti concordano sul fatto che è proprio questo il momento di intervenire. «Anche se – continua la Finocchiaro – l’approccio di molti a queste nuove questioni, è ancora discriminatorio, è una questione democratica per la crescita del Paese che bisogna portare avanti».

 

[Foto di Guillaume Paumier]

Un’assemblea per discutere sul futuro della nuova struttura didattica speciale di lingue e letterature straniere con sede a Ragusa. Voluta fortemente dagli studenti preoccupati, si è tenuta ieri alla presenza di tutti  i rappresentanti del Consorzio, del rettore Antonino Recca e degli studenti della vecchia facoltà di lingue, trasformata in struttura speciale secondo l’articolo 23 del nuovo statuto d’Ateneo. Sembrano non finire mai i problemi economici del Consorzio che gestisce la facoltà di lingue e letterature straniere di Ragusa che per questo non rispetta i termini di pagamento della convenzione stipulata con l’ateneo catanese nel giugno del 2010. Situazione che ha creato non poco astio tra la sede centrale e quella decentrata dell’università di Catania. “Non siamo allineati con le scadenze, ma entro l’anno riusciamo sempre a pagare» sostiene, come in passato, Enzo Di Raimondo, presidente del consorzio. Ma quello di ieri, secondo Di Raimondo, è stato un incontro diverso dagli altri. «Il rettore è passato da una posizione di intransigenza alla definizione della facoltà come fiore all’occhiello ed ha anche proposto una strada possibile». Secondo il rettore Recca, infatti, i pagamenti vanno eseguiti nel rispetto della convenzione che scadrà soltanto nel 2014 e ha invitato il consorzio a parlare della situazione con il ministro dell’istruzione Francesco Profumo, nonché ex rettore del Politecnico di Torino. «Il rettore, che si è dichiarato più tranquillo perché non rischia più il dissesto finanziario e ci ha indicato una strada che di certo seguiremo» dichiara Di Raimondo. Ciò che serve adesso è «sensibilizzare la deputazione iblea e provinciale – continua – anche perché il rettore ha assicurato che dopo il 2014 sarà l’ateneo ad occuparsi del mantenimento di lingue».

Una soluzione possibile che però non rasserena gli animi degli studenti. La gestione tenuta dal consorzio e le promesse per il futuro non li convincono e come dice Paolo Pavia, uno dei rappresentanti, continuano ad avere «intenzioni bellicose nei confronti del Consorzio». Non lo considerano neanche loro controparte «semmai lo è dell’ateneo» dice Pavia, e ne chiedono il commissariamento prima e il ridimensionamento poi. «Serve un cambio di amministrazione perché quella attuale è incompetente alla gestione. E mentre la facoltà è definita di eccellenza perché bene amministrata non si può dire la stessa cosa per il Consorzio. Serve nuova linfa finanziaria che può arrivare solo con il commissariamento» chiosa.

Situazione in stallo, dunque, quella di Ragusa. Chi vuol portare avanti la situazione così com’è, magari con un aiutino del ministro tecnico dell’istruzione e chi invece chiede un cambio di regia, una sorta di governo tecnico, alla stregua di quello nazionale, anche per il Consorzio universitario ibleo. «Stiamo lavorando per l’obiettivo» è l’affermazione comune alle due parti. Chi la vincerà?


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