Il Santissimo Salvatore ha, secondo i dati ufficiali sui servizi offerti nell'anno che sta per concludersi, un indice di tempestività di intervento dell'84 per cento. «Nonostante questi dati, secondo il piano regionale di rimodulazione sanitaria deve essere depotenziato», afferma Orazio Lopis di Uil-Flp
Paternò: ospedale al top, ma rimangono i tagli Nel 2016 eseguiti oltre 700 interventi chirurgici
«L’ospedale di Paternò, in particolare i reparti di ortopedia e chirurgia ,si stanno dimostrando ancora una volta dei poli d’eccellenza per tutta la Sicilia. E’ davvero un paradosso quanto fissato nel piano della rimodulazione della sanità Sicilia, ossia depotenziamento dei serviziofferti dal Santissimo Salvatore». Ad affermarlo Orazio Lopis, componente della segretaria provinciale della Uil-Flp, dopo la diffusione dei dati relativi ai servizi offerti dal nosocomio paternese nell’anno che sta per concludersi. Il Santissimo Salvatore ha inffatti un indice della tempestività di intervento che supera l’84 per cento, ponendo la struttura sanitaria di Paternò tra le prime in Sicilia.
Dati ai vertici regionali anche per l’unità operativa di chirurgia: al 30 novembre il repoarto del primario Giuseppe Reina ha effettuato oltre 700 interventi, molti in laparoscopia. Sono 450 circa gli interventi di otorinolaringoiatria e 650 gli interventi di oculistica. L’ospedale di Paternò eccelle in Sicilia anche per gli interventi dell’unita operativa complessa di ortopedia, diretta dal primario Gaetano Gulino, distintasi per gli interventi con tempi al disotto della media alla colonna vertebrale e alle fratture del femore, tutti effettuati entro 48 ore in pazienti ultra sessantacinquenni.
«Nonostante questi dati in aumento, che dimostrano l’eccellenza professionale dell’ospedale – ha detto Orazio Lopis di Uil-Flp – il nosocomio paternese per la politica regionale deve essere depotenziato. Il piano della rimodulazione sanitaria regionale cosi come è un paradosso, in quanto tiene aperte strutture non all’altezza della situazione. Il piano – ha concluso Lopis – deve essere rivisto e che deve in realtà tenere contro dell’esigenza del territorio e dei servizi offerti da ogni singola struttura sanitaria».