Paternò, mamme preferiscono partorire a Catania «Colpa della chiusura del punto nascita cittadino»

«Avevamo la certezza che le mamme di Paternò avrebbero ingolfato gli ospedali di Catania, preferendo partorire nei nosocomi del capoluogo anziché all’ospedale Maria Santissima Addolorata di Biancavilla dopo la chiusura del punto nascita del Santissimo Salvatore cittadino». A parlare sono i rappresentanti del Comitato pro-ospedale che proseguono la lotta per la difesa della struttura sanitaria paternese, richiamando l’attenzione dell’opinione pubblica e delle istituzioni locali sul caso della soppressione del punto nascita. Gli ultimi dati Istat avrebbero confermato quando detto a suo tempo dagli attivisti. «La decisione di sopprimere il punto nascita del Santissimo Salvatore si è rivelata un fallimento, e i report sul numero delle nascite degli ultimi mesi ci danno conferma – dice il Comitato – Ne sono un esempio i numeri legati al mese di apriledi 28 nuove nascite di residenti di Paternò, 25 sono avvenute a Catania e soltanto 3 a Biancavilla». 

I componenti della compagine sostengono che un’ulteriore conferma sono i numeri dell’ospedale Garibaldi Nesima. Lì in un anno i parti sono passati «da 1300 a 1900: sarà forse una coincidenza ma questo incremento si è avuto proprio dal momento in cui il punto nascita di Paternò è stato soppresso per scelte illogiche e irrazionali». Il direttore sanitario dell’Asp Ct2 (quello che comprende gli ospedali di Paternò, Biancavilla e Bronte) Giuseppe Spampinato dichiara: «Non sono a conoscenza di quei dati e quindi non posso esprimermi. Sulla decisione che chiudere il punto nascita si sarebbe rilevata un flop, così come sostengono i componenti del comitato, non voglio dire nulla. Sono solo un tecnico». «Si tratta comunque di direttive impartite a livello regionale e nazionale che si devono rispettare», continua il dirigente. 

«Una riapertura del punto nascita di Paternò? Le linee guida nazionali parlano di reparti con mille parti annuali quindi, più che altro, esiste il rischio che altri punti nascita nel futuro possano chiudere», spiega Giuseppe Spampinato.
Intanto la parlamentare regionale del Partito democratico Concetta Raia presidente della commissione Ue all’Ars – qualche giorno fa ha presentato all’assessorato regionale alla Sanità un’interrogazione sul rischio di ridurre l’attività delle guardie mediche. «Ritengo illegittimo e rischioso il tentativo di ridurre l’attività da 24 a 16 ore per il prevedibile collasso cui andrebbero incontro i tre pronto soccorso etnei, già presi d’assalto dai pazienti».

Salvatore Caruso

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