Al secondo e al terzo piano del Santissimo Salvatore del Comune etneo ci sono due spazi completamente inutilizzati. Sono quelli in cui i lavori di adeguamento sismico sono fermi da oltre sei anni, partiti e bloccati dopo una settimana perché il progetto era sbagliato. E adesso l'affaire arriva a Palermo
Paternò, lavori all’ospedale fermi da più di sei anni Lettera a Crocetta: «Padiglioni chiusi e inutilizzati»
I problemi dell’ospedale Santissimo Salvatore di Paternò sono arrivati all’attenzione del presidente della commissione regionale antimafia Nello Musumeci. I lavori di adeguamento sismico della struttura sono fermi da oltre sei anni, partiti e bloccati dopo una settimana perché il progetto era sbagliato. Adesso Musumeci, assieme ai colleghi di partito Gino Ioppolo e Santi Formica, ha sottoscritto un’interpellanza diretta al governatore della Regione Siciliana Rosario Crocetta e all’assessore regionale alla Sanità Baldo Gucciardi. Una missiva con cui si chiede di conoscere «quali reali e concreti motivi impediscono l’avvio dei lavori al secondo e al terzo piano della struttura ospedaliera di Paternò – si legge nel documento – Lavori che, se ultimati, consentirebbero finalmente, dopo sei anni, la riapertura di quegli spazi e quindi la razionalizzazione e il potenziamento dei servizi offerti all’utenza».
Nell’interpellanza, Musumeci evidenzia il fatto che i lavori vennero appaltati nel 2006 per una cifra che ammontava a 7,5 milioni di euro, su un finanziamento complessivo da dieci milioni. Ad aggiudicarseli la ditta Lo Re di Paternò che «nel marzo del 2009 attivò il cantiere. Il mese successivo i lavori si fermarono temporaneamente per un errore progettuale ma non sono mai più ripresi – continua l’interpellanza – Da allora due padiglioni, al secondo e al terzo piano della struttura sanitaria, restano chiusi e inutilizzati». L’Asp di Catania – scrivono i deputati Musumeci, Ioppolo e Formica – avrebbe predisposto un imminente trasferimento delle unità operative di Farmacia e laboratorio di analisi dal padiglione ex Pediatria (giudicato inagibile per problemi strutturali) al padiglione centrale.
Si starebbe valutando l’ipotesi, nel frattempo, di riavviare i lavori. Una opzione che resta però «difficile per via di ostacoli di non ben chiara natura – aggiungono i politici – L’alternativa proposta dalla stessa Azienda sanitaria provinciale sarebbe un accorpamento di reparti, che determinerebbe un grave pregiudizio ai servizi offerti all’utenza, vista la mole di lavoro per dell’ospedale». In mezzo a questa storia arriva, però, una buona notizia: il servizio trasfusionale di Paternò è salvo, perché la Regione ha annunciato l’accreditamento proprio dell’ospedale Santissimo Salvatore. Palazzo d’Orleans ha dato seguito al buon esito dell’ultimo controllo degli ispettori a metà giugno, che hanno appurato il raggiungimento dei requisiti di sicurezza ed efficienza.
Questo vuol dire che per un anno il servizio trasfusionale potrà svolgere il suo compito, in attesa del prossimo controllo. Le procedure di accreditamento vengono ripetute ogni due anni, ma a Paternò la prossima verifica è fissata già per il 2017. Il motivo è da identificarsi nel fatto che già nel 2015 il servizio operava in regime di proroga. Così il Santissimo Salvatore e altri tre ospedali (Biancavilla, Bronte e Militello) potranno soddisfare le richieste di sangue. Secondo le stime, anche quest’anno l’unità trasfusionale provvederà a distribuire circa 3300 sacche di sangue ed emoderivati.