Paternò, la proposta per tenere l’ospedale Comitato: «Dobbiamo salvare il salvabile»

Nel Comune di Paternò prosegue la battaglia del comitato pro ospedale per la difesa del Santissimo Salvatore. La struttura ospedaliera, infatti, potrebbe essere la prossima vittima della riorganizzazione del sistema sanitario da parte della Regione Siciliana, secondo un decreto che prevede la chiusura di alcuni ospedali dell’isola. E che registra, sui tagli agli sprechi sanitari in generale, l’approvazione del ministro della Salute Beatrice Lorenzin. «L’obiettivo è salvare almeno il salvabile», dichiarano gli esponenti del comitato pro ospedale. Soprattutto perché il punto nascita paternese e il reparto di pediatria sono già stati trasferiti nella struttura ospedaliera di Biancavilla. «Dobbiamo salvaguardare i reparti ospedalieri rimasti, potenziarne altri come quello di radiologia e il centro trasfusionale – continuano gli attivisti – ed evitare che fra due anni il pronto soccorso venga declassato a presidio territoriale di emergenza (Pte), una sorta di guardia medica specializzata». Motivo per cui gli attivisti hanno incontrato, ieri mattina, alcuni deputati del MoVimento 5 stelle che si sono mostrati sensibili alle vicenda. 

«Siamo una forza di opposizione e non possiamo fare miracoli», mette le mani avanti la deputata nazionale pentastellata
Giulia Grillo. «Però possiamo dire che, quando abbiamo effettuato un sopralluogo al Santissimo Salvatore, abbiamo notato la presenza di un ottimo reparto di radiologia, dotato di macchinari di ultima generazione, come quello che serve per la risonanza magnetica», sottolinea Grillo. Che precisa: «Se quel reparto fosse messo a regime, potrebbe ottenere grandi risultati». Il riferimento della deputata va all’indirizzo di uno scarso sfruttamento del potenziale del reparto. Anche perché dal sopralluogo emerge che «nel pomeriggio ci sono sole le attività di laboratorio. Del resto, in Sicilia, si pensa a tenere in vita le cliniche private convenzionate mentre si chiudono gli ospedali. Chiaramente dovrebbe farsi il contrario», attacca Grillo.

Collega la questione del Santissimo Salvatore di Paternò all’apertura dell’ospedale San Marco nel quartiere Librino a Catania il deputato del M5s all’Ars Francesco Cappello. «Se dovesse essere gestito dall’Asp etnea ci sarebbe il depotenziamento dei centri medici periferici di Paternò, Caltagirone e Giarre», spiega. «Il ministero della Salute non entra nel merito delle scelte strategiche adottate dalle regioni e dalle province autonome. In un decreto assessoriale della Regione Sicilia era già prevista la chiusura del punto nascita del centro ospedaliero paternese in quanto non in linea con lo standard minimo di attività corrispondente a 500 parti annui», aveva detto la ministra Lorenzin in occasione di una richiesta di spiegazioni da parte del senatore paternese del gruppo Ncd Salvatore Torrisi. La titolare della Salute aveva proseguito il suo intervento, precisando che il numero di parti si era sempre mantenuto basso. «La chiusura di un punto nascita non è un elemento punitivo per la popolazione ma una forma di garanzia, qualità e sicurezza», aveva concluso il suo intervento Lorenzin. 

La situazione, per il momento, è in stallo e la comunità paternese attende una presa di posizione da parte del nuovo direttore sanitario del distretto che comprende gli ospedali di Paternò, Biancavilla e Bronte Giuseppe Spampinato. La cui prima azione è stata la convocazione di un incontro con i primari delle diverse unità operative del Santissimo Salvatore.


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