La la strada provinciale 138 è ormai diventata una lunga colonna di spazzatura. Elettrodomestici, carcasse di animali e perfino due auto bruciate. I rifiuti si trovano a pochi metri dai terreni agricoli. «Abbiamo segnalato», lamentano gli agricoltori. «Nessuno si è fatto avanti per bonificare l’area»
Paternò, discarica a pochi passi dagli agrumeti I proprietari: «Difficile vendere le nostre arance»
Una vera e propria bomba ecologica è presente lungo la strada provinciale 138, a Paternò, in contrada Ciappe Bianche. Una lunga colonna di spazzatura, posta ai margini della strada, abbellisce il paesaggio tipico della zona: fondi agricoli, tutti coltivati ad arance. La Sp 138, non distante dal centro abitato, è stata trasformata in una discarica a cielo aperto, quasi una sorta di sezione distaccata dell’impianto Valanghe d’inverno di Motta Santa Anastasia.
A segnalarla sono alcuni residenti degli alloggi popolari di via Giovanni Verga, nonché diversi dipendenti delle attività commerciali, che descrivono la nauseabonda puzza proveniente dalla strada provinciale. Un tragitto a piedi per una lunghezza di oltre un chilometro, dove è possibile vedere arredi urbani sui generis: carcasse di elettrodomestici, eternit, materiale di risulta, copertoni bruciati e non, resti di animali, scatole, cassette in legno, cibi marci buttati in strada. Ad arricchire il panorama, due carcasse di auto bruciate. Se si tratta di vetture rubate o in disuso non sarà possibile saperlo fino a quando le forze dell’ordine non faranno gli opportuni accertamenti. La lunga striscia di immondizia rende la strada al limite della regolare circolazione; spazzatura non distante dai primi alberi dei fondi agricoli privati.
Nel nostro cammino incontriamo anche Giuseppe, un 50enne paternese che a bordo di una Fiat Panda si dirige verso la sua campagna. «Francamente ormai ci conviviamo con questa realtà – afferma – Più volte è stata segnalato a chi di dovere il disastro di questa strada». Poi aggiunge: «Sono preoccupato della presenza della spazzatura; non so se possa nuocere alla produzione agricola. Ma la nostra attenzione è alta». Un altro proprietario della zona – Angelo, 58enne anche lui di Paternò – si sente abbandonato dalle autorità: «Le nostre istituzioni sono sorde alle preoccupazioni di noi agricoltori – dichiara – Da tempo abbiamo segnalato la situazione terribile in cui siamo costretti a convivere, ma nessuno, neanche un’anima viva si è fatta avanti per bonificare l’area».
Una condizione che si ripercuote anche sull’attività economica che Angelo conduce. «Purtroppo per le ultime produzioni agrumicole ha avuto delle grosse difficoltà a piazzare le mie arance, il commerciante al quale vendo gli agrumi sa da quale zona arrivano». Carmelo, 61 anni, critica aspramente il comportamento dei cittadini. «Sono un pugno di lurdi», sbotta. «Non si può camminare in questa strada; due auto non possono circolare in contemporanea su corse opposte – racconta – una delle due deve necessariamente tornare indietro. Sono proprio curioso se a casa propria buttano spazzatura ovunque». La soluzione per il 61enne è legata a un maggiore controllo: «Li devono multare: non spiccioli ma multe salatissime – sostiene – Così ci pensano due volte prima di lasciare immondizia ovunque».
L’assessore comunale ai Servizi ecologici Salvatore Milicia tranquillizza tutti, soprattutto i proprietari dei fondi agricoli che si affacciano sulla discarica, sostenendo che non c’è pericolo. «Siamo a conoscenza del degrado della strada – spiega – trattandosi di un’arteria provinciale, in teoria, dovrebbero pensarci gli uffici dell’ex provincia a bonificare la zona. Ma fino adesso non è stato fatto nulla». Milicia aggiunge che «provvederemo noi come Comune – afferma – In primis sarà effettuato un sopralluogo per appurare il tipo di rifiuti presente, poi procederemo alla bonifica. Il conto delle spese sostenute dal nostro ente comunale lo presenteremo all’ex provincia». Però, sottolinea, «i cittadini devono essere più rispettosi». Anche se si tratta di una dura battaglia. «L’ingresso della provinciale era stato chiuso realizzando dei muretti con un cancello in modo tale da limitare l’accesso solo ai frontisti – racconta l’assessore – Non è servito a nulla. Si sono rubati anche il cancello».