Circa un mese fa Parco Monte Ceraulo ha riaperto battenti. Il bosco, fiore all’occhiello dei paesi etnei e patrimonio della biodiversità mediterranea, dopo anni di chiusura è accessibile da turisti e cittadini. Una notizia che ha suscitato la soddisfazione di molti e che, forse, rappresenta un punto di partenza per cominciare a immaginare una città diversa. La riapertura si deve al protocollo d’intesa siglato da Comune e da Gli Amici di Parco Monte Ceraulo, il partenariato di associazioni che si alternano nella gestione e custodia dell’area, tutti i sabati e le domeniche – unici giorni in cui il bosco è aperto al pubblico -, così come pattuito con palazzo comunale. In quella che è pur sempre una gestione mista che pone a carico dell’amministrazione le spese per la pulizia e la manutenzione ordinaria e straordinaria del parco. Quella stessa manutenzione che spesso è destinata a rimanere solo sulla carta. Il pericolo è che possa essere proprio il caso di parco Monte Ceraulo. Varcando l’ingresso del bosco ricco di specie vegetali autoctone e habitat naturale di farfalle, conigli e cardellini, il parco non sembra essere in cattive condizioni, ma si scorgono ancora i segni lasciati da anni di incuria e vandalismo: dalla palizzata in legno (quasi del tutto distrutta) che delimita il parco dalle abitazioni adiacenti, fino ad alcuni cavi elettrici scoperti e all’area giochi in cui, per alcune installazioni, si necessita un intervento. «Su questo provvederemo a verificare – commenta l’assessore alla Manutenzione Damiano Marchese contattato telefonicamente dal nostro giornale -, ma un bosco non ha bisogno poi di chissà quale interventi di manutenzione».
Eppure nel lungo percorso che ha portato alla riapertura, le preoccupazioni di non riuscire a coprire i costi non erano mancate. «Proviamo a fare quanto possibile – prosegue Marchese, subentrato a marzo al posto di Antonella Cinardo -, ma non dimentichiamoci che dobbiamo ancora approvare il bilancio». Affermazioni, queste, che non farebbero ben sperare. Poi c’è il nodo ingressi. Dei tre alla struttura, quello che dà accesso all’area gioco è chiuso per motivi di sicurezza, a seguito del ristretto spazio di manovra che c’è tra il cancello e la carreggiata. Una circostanza che costringe i visitatori a potere entrare esclusivamente dall’ingresso posto nell’area parcheggio. «Fare lì il parcheggio è stata una sciocchezza – commenta l’assessore – sarebbe stato meglio espropriare il terreno di fronte all’ingresso dell’area giochi». E permettere così un accesso agevole a famiglie con bambini e a chi è affetto da disabilità.
«I disabili entrano comunque dall’ingresso che dà sull’area gioco perché i gestori aprono in questi casi – spiega l’assessore -, la soluzione si sarebbe potuta trovare con l’installazione di un percorso pedonale esterno che, costeggiando la carreggiata dal parcheggio porti al secondo ingresso, ma non credo si possa realizzare in una strada a scorrimento veloce». Il rischio che il parco possa continuare a essere lasciato all’incuria potrebbe scongiurarsi, sebbene non prestissimo, a marzo del 2023, quando cominceranno i lavori per la riqualificazione del parco, finanziati con fondi derivanti dal programma Rigenerazione Urbana del Pnrr: 400mila euro per il recupero e la valorizzazione dell’area naturalistica. A non essere ancora dai contorni ben definiti è il progetto. «Di sicuro c’è che installeremo un sistema di videosorveglianza in tutto il parco e interverremo sul parco giochi», assicura Marchese.
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