Biberon in terracotta, scheletri equini, resti addirittura di antiche focacce. Scoperti quasi dieci anni fa, riposano da allora dentro container di metallo. Per loro non c’è mai stata infatti alcuna sala espositiva dove poterli metter in mostra ai visitatori, seppure scarsi, dell’area archeologica di Himera, a Termini Imerese. «Una tragedia», per usare le parole del sindaco Francesco Giunta, che aveva puntato con ottimismo ai finanziamenti del Po-Fesr 2014-20. Ma la graduatoria recentemente pubblicata dal dipartimento dei Beni culturali relega in fondo alla classifica il progetto che puntava a trovare finalmente uno spazio per questi reperti dimenticati. Dopo circa duemila anni sottoterra, l’unica parentesi di respiro è stata in concomitanza dei lavori effettuati dagli operai per realizzare la linea ferroviaria Ogliastrillo-Cefalù, in seguito a uno scavo. «Migliaia di reperti mai resi fruibili», denuncia il primo cittadino termitano. Quasi tre milioni, a tanto ammontava la cifra che si riteneva necessaria per l’intervento.
Ma il punteggio finale di 54 ha stroncato ogni possibilità. La proposta avanzata dal Polo di Palermo per i parchi e i musei archeologici non ha ottenuto il punteggio necessario per accedere al finanziamento. Il regolamento fissava infatti a 72 la soglia minima accettabile da cui partire. «Il progetto presentato all’assessorato regionale era rivolto al ripristino dei locali demaniali, della Regione quindi, che si pensava di recuperare per mettere fine a questa tragedia», spiega ancora il sindaco. Individuare e mettere in sicurezza quelli che oggi sono dei ruderi e che amministrazione e polo museale speravano di trasformare in vere e proprie sale espositive. Sale, oltretutto, moderne e accessibili a tutti i tipi di fruitori, ipovedenti in testa. «La commissione chiaramente stabilisce i punteggi e le sue valutazioni in base a criteri preventivamente stabiliti e a parametri precisi, non ci interessa entrare nel merito», afferma Giunta. Ma l’amarezza, è innegabile, c’è ed è pure tanta.
«Rispetto massimo, lo ribadisco, ma ritengo che il progetto per uno dei parchi archeologici più importanti poteva anche essere valutato in maniera diversa. Ripeto, migliaia di reperti al momento non sono fruibili, qua è un problema anche di conservazione – dice -. Reperti di duemila anni fa che da quasi dieci anni stanno conservati dentro container in metallo. Da sindaco, di fronte a una situazione del genere, non posso non lanciare un serio allarme. A meno che la Regione non ritenga strategico dal punto di vista turistico, sbagliando, che sia meglio lasciare tutto così». Intanto questo treno è ormai passato, cosa inventarsi quindi per fare in modo che non trascorrano altri dieci anni di totale oblio? Per sradicare quella fastidiosissima convinzione che in Sicilia certi tesori sarebbe quasi meglio lasciarli sepolti dove sono? «Quei reperti sono eccezionali, furono trovati in seguito a uno scavo serio organizzato dalla Soprintendenza – racconta l’archeologo Stefano Vassallo, che all’epoca era proprio a capo dell’ente -. Dal ritrovamento ad oggi sono stati sistemati in alcuni depositi all’interno del cantiere delle ferrovie, ma in questi giorni il parco di Himera sta organizzando un trasferimento in depositi propri».
Di deposito in deposito, insomma. Non esattamente la soluzioni in cui spera l’amministrazione comunale. «La nostra prospettiva è quella di insistere perché si riscopra innanzitutto il parco di Himera – dice Giunta -. I Comuni non hanno grande disponibilità economica, noi abbiamo bilanci arretrati, stiamo cercando coi nostri pochi fondi di sistemare la strada di collegamento tra il Museo archeologico e la frazione di Villaurea, che attraversa il parco archeologico, una strada che ormai è una trazzera».
Ma se l’aiuto non arriva dagli enti sovracomunali, la soluzione a questo paradosso sembra assai lontana. Almeno a sentire le parole del sindaco. Conservazione, quindi, ma anche promozione dell’intera area dovranno in breve tempo diventare le parole d’ordine cui fare riferimento. E l’amministrazione comunale sembra marciare dritta in questa direzione. «Ho inviato molto materiale sul parco ai dirigenti di Costa crociera e di Msc per sperare che inseriscano la visita dell’area nei loro itinerari e gite per lo scalo a Palermo o Cefalù per il 2019, mi hanno detto che hanno apprezzato e trovato tutto molto interessante, speriamo almeno in questo – conclude Giunta -. Dato che al momento visitare il parco è piuttosto desolante, in pochi lo conoscono».
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