4.690 è un numero che, di per sé, fa impressione per via della portata cui allude. Ancora di più quando lo si attribuisce ai migranti morti in mare nel solo 2016. E le altre cifre legate al tema non sono incoraggianti: sono 34mila, infatti, le vittime accertate negli ultimi 15 anni e 100mila i dispersi nelle rotte migratorie. A ricordarle sono i volontari di Palermo senza frontiere, associazione che ricalca quella di Milano e che al suo interno comprende anche il Forum antirazzista, l’Osservatorio contro le discriminazioni, Laici comboniani e Borderline Sicilia. Come ogni primo giovedì del mese, ieri i volontari si sono disposti in piazza Verdi con cartelli, fotografie dei dispersi e autorizzate dai familiari e due interminabili elenchi con i nomi dei migranti che hanno trovato la morte durante la loro fuga dal paese di origine. L’obiettivo è quello di attirare l’attenzione della gente, spingerla a fermarsi, a interessarsi: «In molti li vedono come degli invasori, ma non sono altro che persone come noi, ormai trasformate in numeri», spiega a MeridioNews una volontaria del presidio.
«I morti di questa politica sono talmente tanti che dobbiamo ricordarli in qualche modo – le fa eco il mediatore culturale Alberto Biondo – Dobbiamo fare memoria, per questo stiamo mostrando queste due liste che elencano i 27mila morti registrati sino all’aprile dell’anno scorso». Lista che in realtà potrebbe essere molto più lunga, se venisse aggiornata con i dati – seppur parziali – dell’ultimo anno. Cifre, insomma, destinate a lievitare se si considera anche i migranti che restano intrappolati negli scafi e si inabissano in mare. Il presidio viene organizzato in concomitanza con altre città come Milano, Brescia e Napoli. «Quello che cerchiamo di fare è porre l’attenzione su queste tematiche – torna a dire Biondo – Queste ecatombi non sono altro che vere e proprie stragi, una scelta politica di uccidere le persone, non certo una cosa che avviene per caso».
Ma non ci si batte solo per i migranti di cui si sono perse le tracce, ma anche per tutti i morti che restano non identificati e che quindi le famiglie non possono reclamare: «morti di nessuno», secondo il volontario, che non risparmia critiche nei confronti della politica locale: «Sarebbe doverosa una maggiore attenzione verso le politiche dell’accoglienza, soprattutto da parte di un Comune che si dice accogliente e che dovrebbe muoversi e soprattutto far smuovere tutte le istituzioni, dare un segno umanità, quella che ormai sembra essersi persa del tutto». Le reazioni della gente, che sfila in mezzo ai due lunghi elenchi di vittime disposti sul marciapiede dinanzi al teatro Massimo, sono diverse: «C’è chi passa e ci ignora completamente, senza neppure accettare di prendere il volantino – spiega ancora Biondo – Oppure c’è chi si mette a discutere con noi, qualcuno ci dice che dobbiamo pensare prima a mangiare noi, che vengono prima gli italiani». I volontari, però, non si scoraggiano e accettano di buon grado il confronto con quei passanti che non si dimostrano troppo sensibili alla tematica dell’accoglienza: «Noi vogliamo parlare di diritti per tutti, non solo per il migrante, ma anche per il palermitano che è abbandonato da tutti e da tutto».
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