Palermo, prima si finanzia l’opera, poi si approva la variante urbanistica?

L’amministrazione comunale di centrodestra di Palermo, retta da Diego Cammarata, è ormai al crepuscolo, ma i grandi affari si fanno sempre, anche con evidenti forzature e con interpretazioni delle norme molto soggettive. Si ‘chiudono’, insomma, operazioni concedendo autorizzazioni che ad altri, per progetti simili, sono state negate. A denunciare un andamento amministrativo non proprio ‘trasparente’ è la capogruppo di Un’Altra storia al Comune, Nadia Spallitta che, tra le altre cose, ricopre anche il ruolo di presidente della commissione urbanistica di Palazzo delle Aquile, la sede del consiglio comunale del capoluogo siciliano.
“L’amministrazione comunale – di Nadia Spallitta – continua a procedere con due pesi e due misure, creando un’ingiustificabile e inaccettabile disparità di trattamento, in relazione a fattispecie che hanno, invece, le stesse caratteristiche. L’ufficio urbanistico scrive formalmente che non si può fare una variante urbanistica puntuale in assenza di alcuni presupposti: la presenza di un progetto, la cui approvazione determina la variante urbanistica, i pareri tecnici e amministrativi di legge (Genio Civile, Soprintendenza, rapporto ambientale, Vas, sigla che sta per Valutazione ambientale strategica, e Via, sigla che sta per Valutazione di impatto ambientale) la relazione geologica e via continuando. Per questi motivi si è fermato il procedimento istruttorio relativo all’adozione di due parchi urbani a Palermo, voluti da migliaia di cittadini: senza queste componenti, senza un progetto, la delibera di iniziativa consiliare è stata considerata incompleta (in realtà a questi adempimenti è proprio l’ufficio urbanistico che deve provvedere)”.
“Invece ieri in aula – prosegue l’esponente di Un’Altra storia –  è stata portata e votata una delibera che per oggetto una variante puntuale, la destinazione da uso pubblico (museo ed altri servizi) dell’ex collegio dei benedettini nella zona dell’Albergheria, ad uso sostanzialmente privato, che prevede la realizzazione di una residenza universitaria. Non mi è chiaro perché, in questo caso, per l’approvazione della  delibera non sia stata ritenuta indispensabile la relazione geologica, il rapporto ambientale e, soprattutto, perché non sia stato allegato il progetto che, invece, era l’elemento caratterizzante di questa tipologia di variante così specifica. Inoltre, nella delibera non era contenuto alcun riferimento ad eventuali obblighi di uso pubblico della residenza universitaria (che sarà realizzata, sembrerebbe, con fondi ministeriali), introdotti solo a seguito alla presentazione di un mio emendamento, che obbliga il proponente a stipulare una convenzione con il Comune, garantendo l’uso sociale e collettivo di alcuni servizi (palestra, biblioteca, zona internet e altro ancota) a favore delle scuole del quartiere e, in generale, degli studenti universitari, prescrivendo altresì l’assegnazione di una percentuale di posti (dal 30 al 60 per cento) a favore degli studenti privi di mezzi e meritevoli”.
“Pur ritenendo compatibile con l’uso del territorio la creazione di un college universitario, che può effettivamente essere utile alle esigenze degli studenti, continuo a non condividere il metodo di questa amministrazione, le evidenti contraddizioni e la inaccettabile disparità di trattamento che deriva dall’assenza di regole certe, oggettive e uguali per tutti. Rimango anche perplessa rispetto all’iter di acquisizione del finanziamento pubblico per realizzare l’opera. Dalla delibera – conclude Nadia Spallitta – non emerge con chiarezza se tale finanziamento sia stato già acquisito e, in questo caso, se e come poteva essere finanziata un’opera prima ancora della variante di destinazione d’uso”.

 

 


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