Palermo, i retroscena della ‘bocciatura’ del Centro direzionale

Qualche giorno fa il Consiglio comunale di Palermo – il nostro giornale ne ha parlato in un articolo di cronaca – ha ‘bocciato’ il progetto per la realizzazione di un Centro direzionale su fondo Luparello, ovvero nell’area a verde che si distende sotto Baida, proprio dove ha sede l’Istituto Zootecnico della Regione siciliana. Lo scontro che, su tale tema, è andato in scena a Sala delle Lapidi, sede del Consiglio comunale del capoluogo dell’Isola (del quale si è parlato poco sui giornali) ci ha spinto ad approfondire i problemi di questa vicenda, legata a doppio filo ad altre speculazioni che gruppi di pressione economica, massonica e, forse, anche di altra origine cercano di portare avanti da qualche anno a questa parte.

Per la cronaca, anzi, per la storia, l’idea di realizzare un Centro direzionale a Palermo spunta già a metà anni ’70 del secolo passato. Il progetto per realizzarlo nell’area di Uditore, che risale ai primi anni ’80, sfuma all’insegna di una tangente di 300 milioni di lire sulla quale non verrà mai fatta luce. Tra altri e bassi, il progetto rimane nel nulla. Sfuma anche l’idea di realizzare il Centro direzionale nell’area dell’ormai ex Fiera del Mediterraneo. Nella quale, come abbiamo riferito ieri, si opererà, in Project Financing, per realizzare un Centro Multifunzionale (prevista un’area convegni ampia, ma non il Centro direzionale).

L’idea torna lo scorso anno, quando il Governo della Regione di Raffaele Lombardo è agli ultimi scampoli. Siamo nella primavera del 2012. Viene individuata la già citata area di Luparello, sotto Baida. Una follia. Si tratta, infatti, di una delle ultime aree verdi di Palermo.

Ma il progetto del Centro direzionale nel fondo Luparello, fortemente sponsorizzato da ambienti massonici, non è solo sbagliato perché ‘cementifica’ una delle ultime aree a verde della città, ma per le infrastrutture che postula. Un Centro direzionale deve essere collegato con l’autostrada. Nel caso di Palermo, con i due imbocchi autostradali: quello per Catania e Messina e quello per Trapani e Mazara del Vallo.

Analizzata l’idea di massima, ci si rende conto che l’impatto del Centro direzione di fondo Luparello sarebbe tremendo. Perché prevede due raccordi autostradali terribili che dovrebbero essere realizzati sulle teste di migliaia di ignari palermitani.

Il nostro giornale si schiera subito contro questa follia. E la stessa cosa fanno molte associazioni ambientaliste. Mentre su questo folle progetto si registra la sintonia tra il Governo regionale di Raffaele Lombardo (e, in particolare, dell’allora assessore all’Economia, Gaetano Armao) e la Giunta comunale guidata, all’epoca, da Diego Cammarata.

Nell’ottobre dello scorso anno a Palazzo delle Aquile è già Sindaco della città, Leoluca Orlando. E proprio ad ottobre vanno in scena alcuni passaggi amministrativi dei quali né il Sindaco, né tutti gli assessori comunali debbono essere a conoscenza. L’unico assessore comunale, che di questa storia, non esattamente edificante, è perfettamente a conoscenza è Tullio Giuffrè. (foto a destra, tratta da albaria.org)

Il 27 ottobre del 2012 la Giunta adotta la delibera numero 157. Ci sono gli allegati A e B. In particolare, il secondo – l’allegato B – particolare del quale, ribadiamo, con molta probabilità, né il Sindaco, né tutti gli assessori sono a conoscenza – prevede la realizzazione di tre mega operazioni speculative messe a punto dall’ex Giunta Cammarata: il Piano del Porto, le cosiddette “Aree bersaglio” e il Piano strategico. Sono tre ‘operazioni’ di ‘cementificazione’ con un impatto pesantissimo su ampie porzioni del territorio cittadino, comprese alcune zone costiere, dove si va palesemente in deroga alla legge regionale n. 78 del 1976, quella, per intendersi, che ha introdotto l’inedificabilità assoluta entro i 150 metri dalla battigia (e in nome della quale, in Sicilia, si stanno cominciando ad abbattere i cosiddetti “Ecomostri”, da Marsala a Scala dei Turchi).

Questa delibera, adottata, forse, con un po’ di superficialità dalla Giunta comunale, è piuttosto strana. Il Piano del Porto, infatti, adottato dal vecchio Consiglio comunale, è stato revocato sempre dal vecchio Consiglio comunale perché assegnava all’Autorità portuale competenze su alcune aree che sono di pertinenza del Comune. Il riferimento è a Sant’Erasmo, all’Arenella e all’Acquasanta.

Com’è possibile che la Giunta ‘adotti’, inserendolo in una delibera, un Piano revocato dal Consiglio comunale. A questa domanda, che non è di poco conto, dovrebbe rispondere l’assessore Giuffrè. Tra l’altro, su questa vicenda è in corso un contenzioso per il quale si attende, il prossimo ottobre, il pronunciamento del Tribunale amministrativo regionale della Sicilia (Tar). Un motivo in più per non inserire un atto così importante in una delibera di Giunta.

Ma se le strane manovre sul Piano del Porto destano molte perplessità, nemmeno i ‘magheggi’ sulle “Aree bersaglio” e sul Piano strategico sembrano un esempio di linearità. Sulle “Aree bersaglio”, lo scorso anno, le polemiche si sono sprecate. Mentre, di fatto, il Piano strategico non è mai approdato in Consiglio comunale.

Di questo Piano, mai approvato da Sala delle Lapidi, si conoscono solo alcune notizie informali. E cioè che prevede la realizzazione di un Centro sportivo e di un acquario nell’area della Bandita (parte orientale della città); il trasferimento dei mercati generali a Bonagia; la realizzazione di un nuovo stadio al posto del velodromo nel’area dell’ez Zen; la cittadella della Polizia a Boccadifalco; la Tangenziale, sempre a Boccadifalco (progetto che fa il paio con i raccordi autostradali per la follia del Centro direzionale); il nuovo cimitero al posto degli agrumeti di Ciaculli e Croceverde Giardini.

Siamo arrivati ai giorni nostri. La Giunta comunale – anzi, per la precisione, l’assessore comunale Tullio Giuffrè – ha predisposto le Linee guida per la redazione del nuovo Piano regolatore generale della città di Palermo (Prg). Il dubbio è che l’assessore Giuffrè abbia provato a inserire, in modo surrettizio, l’allegato B della delibera di Giunta dello scorso ottobre (quella che prevede il Piano del Porto, le “Aree bersaglio” e il Piano strategico) nelle Linee guida del nuovo Prg.

Il passaggio amministrativo è fondamentale. Perché mettendo assieme la delibera approvata a “sacco d’ossa’ dalla Giunta comunale e le Linee guida si determina una perfetta continuità, su mega operazioni speculative tra l’amministrazione Cammarata e l’amministrazione Orlando.

Che non tutti gli assessori dell’amministrazione Orlando fossero a conoscenza di questa storia non proprio edificante è dimostrato da dibattito, dai toni molto accesi, che si è sviluppato qualche giorno fa a Sala delle Lapidi.

A molti consiglieri comunali di centrosinistra (i consiglieri comunali di centrodestra, ovviamente, erano ben felici del fatto che certi progetti – Piano del Porto, “Aree bersaglio” e Piano strategico – erano stati inseriti surrettiziamente nelle Linee guida del nuovo Prg), la mossa dell’assessore Giuffrè non è affatto piaciuta. Su questi punti il Consiglio comunale si è spaccato. Anzi, per essere precisi, a spaccarsi è stata la maggioranza.

Il gruppo consiliare di Italia dei valori, durante il dibattito, si è spaccato in tre tronconi. L’ala orlandiana pura, capeggiata da Aurelio Scavone (che è il capogruppo di Italia dei valori), con Alberto Mangano, Nadia Spallitta, Luisa La Colla, Francesco Bertolino si è schierata compatta contro il Centro direzionale, contro il Piano del Porto e contro il Piano strategico.

Anche il Pd si è schierato compatto contro le speculazioni. Non ci capita spesso di scrivere bene di questo Partito. Ma qualche giorno fa, sotto la spinta di Rosario Filoramo (foto a destra), il Pd ha tenuto la barra del timone dritta. Questo atto politico è importantissimo, perché segna uno spartiacque con l’ala del Pd che, lo scorso anno, era schierata con il Governo Lombardo in favore della realizzazione del Centro direzionale.

Una parte dei Italia dei valori si è invece schierata incredibilmente con il centrodestra e con l’assessore Giuffrè, votando a favore della realizzazione del Centro direzionale. Una terza parte di Italia dei valori si è astenuta.

La battaglia e le contraddizioni emerse a Sala delle Lapidi su fatti che riguardano il futuro della città ci dice che la partita è tutt’altro che chiusa. Gli interessi economici e massonici per il centro direzionale sono ancora in piedi. E sono ancora forti e pervasivi gli interessi che ruotano attorno alle “Aree bersaglio” e al Piano strategico.

Centro direzionale, “Aree bersaglio” e Piano strategico sono l’anello di congiunzione tra vecchio e nuovo. Legami che non sono ancora stati rescissi.

Resta da capire quale sia il vero ruolo dell’assessore comunale, Tullio Giuffrè, personaggio dai mille volti, molto più potente di quanto appaia. Basti pensare che, lo stesso assessore, stando a indiscrezioni, senza che il progetto per il Centro direzionale fosse stato approvato dal Consiglio comunale (che invece, qualche giorno fa, come ricordato, lo ha ‘bocciato’), avrebbe nominato due esperti per seguire proprio questo progetto.

Per capire di che cosa stiamo parlando – e per capire, soprattutto, quali interessi si celano dietro il Centro direzionale di fondo Luparello – va detto che sono già pronti, anzi, erano pronti 10 milioni di euro per la progettazione di massima dello stesso Centro direzionale e, forse, dei due raccordi autostradali.

Pensate: in un momento in cui il Comune lesina i soldi ai portatori di handicap, erano pronti 10 milioni di euro per la ‘progettazione’ del Centro direzionale!

Il voto del Consiglio comunale ha mandato all’aria, almeno, per il momento, l’operazione. Ma la partita è ancora aperta. (a sinistra, Aurelio Scavone)

 

 

Giulio Ambrosetti

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