Palermo, Alberto Mangano: “Nessun assalto al verde”

da Alberto Mangano,
presidente della Commissione Urbanistica del Comune di Palermo,
riceviamo e pubblichiamo

Rimango sorpreso dall’articolo di ieri sul vostro giornale dal titolo “Palermo, assalto al verde pubblico” firmato da Redazione e quindi presumo da Giulio Ambrosetti. Se non conoscessi Ambrosetti, con i suoi pregi e i suoi difetti, non avrei esitato a sporgere querela per diffamazione.

Provo un senso di disgusto per questo modo barbaro di fare disinformazione, peggio ancora se con la pretesa di fare inchiesta giornalistica. Mi dispiace ma mi sembra che Ambrosetti sia ridotto proprio male.

A cominciare dal fatto che si rammarica di non frequentare il Palazzo, ma non gli sfiora minimamente l’idea di acquisire un’informazione più ampia e completa, non oso dire corretta, e si serva di qualche informatore certamente non disinteressato. Non mi irrito tanto per la personalizzazione del suo attacco, violento e volgare, quanto per i contenuti assolutamente errati, costruiti da menti malate di protagonismo.

I fatti: Il Consiglio comunale ha approvato un atto di indirizzo urbanistico che segna una svolta nella gestione del territorio. Prima di questo atto le cooperative edilizie, per diversi anni, hanno operato in regime di commissariamento, realizzando i loro interventi in parte su verde agricolo. Solo dal 2009 il Consiglio comunale si è dato un indirizzo diverso impedendo l’edificazione in verde agricolo. Da quell’atto in poi le cooperative destinatarie di finanziamenti non hanno potuto intervenire per mancanza di aree, o meglio perché quelle poche disponibili avevano, e hanno ancora, prezzi eccessivi per il costo sociale degli alloggi. Senza questa delibera le cooperative avrebbero perso certamente il finanziamento aggravando ulteriormente la crisi del settore.

Ma cosa prevede questa delibera che ha scatenato una così pesante e denigratoria critica? Semplicemente che si potranno fare nuovi interventi di residenza in cooperativa o di social housing solo sostituendo edilizia già esistente! Qual è l’edilizia che potrà essere sostituita da alloggi in cooperativa? Innanzi tutto le zone del Centro storico più degradate e gravate da ordinanze di rimozione del pericolo, non eseguite da parte dei proprietari e su cui la magistratura è intervenuta, in molti casi, ordinando il sequestro.

Questi interventi dovranno comunque rispettare i criteri del Piano particolareggiato ancora vigente. Fuori dal Centro storico sono suscettibili di “riuso”, previa demolizione, gli edifici industriali dismessi da almeno tre anni. Questi edifici possono trovarsi sia nelle zone industriali C, sia nelle zone A e B. Non sono ammessi eventuali edifici ricadenti in verde agricolo, storico e aree per servizi.

Il dibattito si è aperto sulle aree per servizi partendo dalla considerazione che queste ultime sono ormai virtuali vista la decadenza dei vincoli preordinati all’esproprio. Per fare un esempio concreto, un capannone industriale costruito precedentemente al Prg 8Piano regolatore generale) vigente, che ricade in un’area destinata a campi da gioco o verde pubblico, ovviamente non realizzato, rimarrà dov’è, magari in pessimo stato di conservazione, nell’attesa che il nuovo Prg ne riconfermi la destinazione e soprattutto che questa venga in un futuro realizzata. Senza essere indovini questi casi sarebbero molto rari e comunque l’accordo in Consiglio comunale si è subito trovato e non mi pare che si sia evidenziata una cordata cementificatoria. Il dato vero sarà costituito da quanti di questi edifici industriali saranno disponibili e a quali prezzi .

L’indirizzo dell’Amministrazione, approfondito e puntualizzato prima dalla Commissione e poi dal Consiglio comunale, per non lasciare margini interpretativi, potrebbe anche rivelarsi improduttivo e non permettere alle cooperative edilizie di realizzare i propri programmi. Per questo, in considerazione che il contenuto di questo atto ha una durata di appena un anno, abbiamo chiesto agli uffici di predisporre un monitoraggio e un report dei risultati conseguiti dopo i primi sei mesi.

Questi sono i fatti. E’ un’operazione truffaldina? Una mega speculazione sul verde agricolo? Un’operazione infame? Solo un ignorante, soprattutto se è in malafede, può affermarlo.

Mi dispiace infine di avere ricavato l’impressione che un obiettivo non secondario di tanto accanimento sia anche la Commissione Urbanistica, fatta da “filosofi” che, a meno del suo presidente, a leggere il suo articolo, è composta da persone di qualità e nell’insieme certamente migliore di quella espressa dal Consiglio precedente.

 

Il presidente Alberto Mangano parla di quello che si potrà fare dopo l’approvazione della delibera. Ma noi, nel nostro articolo, se non ricordiamo male, abbiamo parlato di quello che il Comune di Palermo ha rischiato se il Consiglio comunale avesse approvato un’altra delibera: una delibera che prevedeva la ‘cementificazone’ di quel poco di verde che è rimasto a Palermo.

Siamo diventati matti? Può darsi. Tutto è possibile. Ma a noi, leggendo le ‘carte’, è sembrato che la volontà del Consiglio comunale e della Commissione urbanistica del Comune era un’altra: ovvero concedere alle imprese – non abbiamo scritto cooperative perché non ci piaceva l’idea di polemizzare, per esempio, con la Lega delle cooperative – la possibilità di edificare alloggi sul quel poco di verde sfuggito ai ‘cementificatori’ della nostra città.

Torneremo su questa vicenda. Per un motivo semplice: perché non ci piace questo Consiglio comunale a maggioranza di ‘Sepolcri imbiancati’ e non ci piace questa Commissione Urbanistica espressione, in tutto e per tutto, della maggioranza di questo Consiglio comunale.

Detto questo, solo un dubbio. A noi hanno insegnato che, quando un Piano regolatore generale di una città ha fatto il proprio tempo – ed è, guarda caso, il caso di Palermo – prima di programmare interventi pesanti a colpi di nuovo cemento, correttezza impone di attendere il nuovo strumento urbanistico.

Anche perché, se non ricordiamo male, è molto difficile trovare una disciplina più interdisciplinare dell’urbanistica. Cosa vogliamo dire? Che il nuovo Piano regolatore generale di Palermo potrebbe accertare, ad esempio, che tutto questo bisogno di nuove abitazioni, in città, non c’è. In questo caso il ‘cemento’ risponderebbe non a esigenze economiche e sociali, ma a motivazioni prettamente speculative (a Palermo le chiamerebbero “cianciminiane”, dal nome del nostro ‘illustre’ quanto sommo ‘architetto’ degli anni ’50, ’60 e ’70 del secolo scorso). Specie se il nuovo ‘cemento’ dovesse invadere il poco di verde che è rimasto in città.

Invece, da quando questo nuovo Consiglio comunale si è insediato abbiamo notato un totale disinteresse verso temi ancora aperti – la diossina presente in città in seguito all’incendio di Bellolampo della scorsa estate, la falda e il mare inquinati dal percolato di Bellolampo, la città sporca con l’immondizia nelle strade, la spesa sociale ridotta a zero, le strisce blu che crescono a dismisura in barba alla legge che regolamenta i parcheggi nelle città e via continuando – e un grande interesse, invece, verso le operazioni ‘cementizie’, a prescindere la nuovo Piano regolatore generale (Prg): un nuovo Piano regolatore vissuto dal Consiglio comunale e dalla Commissione Urbanistica come una ‘camurria’.

A nostro avviso, invece di programmare nuove ‘cementificazioni’ del territorio – nel verde e anche nel Centro storico – il Consiglio comunale dovrebbe iniziare a lavorare al nuovo strumento urbanistico.

Purtroppo non è finita qui. Ora arriveranno i Prustt. Nulla a che vedere con la “Ricerca del tempo perduto” del grande scrittore francese e molto a che vedere, ancora una volta, con il cemento. Proveremo anche a seguire quest’altra storia per vedere che cosa ci riserverà di sorprendente.

Comunque Alberto Mangano non si deve arrabbiare. Lui è una persona per bene. E’ la pessima sinistra di questa città – e segnatamente il Pd – che cerca di portarlo a malastrada. Noi saremo accanto a lui per segnalargli – come nel caso del verde per fortuna salvato – le trappole.

g.a.

 


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