Giovanni Alfio Di Martino e il nipote Giuseppe gestivano tutto dalle proprie abitazioni di San Cristoforo. Un sistema articolato, fatto di turni e di punizioni per chi era poco attento in caso di controlli da parte delle forze dell'ordine. Guarda il video
Operazione Piombai, il fortino della famiglia Di Martino Vedette costrette a umiliazioni poi diffuse su Tik Tok
Via Piombai, a San Cristoforo, era diventata il centro nevralgico dello spaccio gestito da un gruppo criminale, che gli investigatori hanno monitorato a partire da giugno del 2020 attraverso un sistema di videoripresa da cui è stato possibile delineare il ruolo rivestito da ciascuno dei 25 indagati raggiunte dall’ordinanza firmata dalla gip Anna Maria Cristaldi. Le indagini – coordinate dai magistrati Tiziana Laudani e Fabrizio Aliotta – hanno portato alla luce la figura di spicco di Giovanni Alfio Di Martino che, con il supporto del nipote Giuseppe Di Martino, aveva trasformato la propria abitazione e gli immobili della famiglia in un vero e proprio fortino dello spaccio di cocaina e crack. Un sistema collaudato, formato da pusher e vedette organizzati in due turni – dalle 17 all’1 il primo, mentre il secondo operava a seguire fino alle ore 7 del mattino successivo – che riuscivano a garantite centinaia di cessioni quotidiane per introiti di 10mila euro al giorno.
L’attività di spaccio avveniva principalmente all’interno del
cortile comune alle abitazioni della famiglia, in cui si poteva accedere soltanto tramite due portoni blindati, costantemente sorvegliata da cani di grossa taglia, oltre a un avanzato sistema di videosorveglianza che inquadrava da diverse angolazioni tutte le strade d’accesso al luogo di smercio. La contiguità degli immobili, collegati dal civico 42 al 52, assicurava agli spacciatori la possibilità di spostarsi agevolmente da un edificio all’altro per occultare e confezionare la droga e di guadagnare una via di fuga in caso di irruzione delle forze dell’ordine.
Dalle indagini sono emersi i ruoli determinanti di
Silvia Monica Maugeri e Xenia Georgiana Bontu, rispettivamente moglie e cognata di Di Martino, le quali gestivano i guadagni della piazza, occultando il denaro contante incassato. Oltre a occuparsi degli affari, affiancavano e talvolta sostituivano gli uomini della famiglia nel controllo e nell’organizzazione delle attività, non curandosi affatto in alcuni casi della presenza dei figlioletti di uno e quattro anni. Con loro collaborava anche la nipote di Di Martino, Vita Giuffrida, insieme al compagno Antonino Bonaceto, con il compito di rifornire quotidianamente la piazza di spaccio poco prima dell’apertura alle 17.
L’accesso degli acquirenti nell’abitazione avveniva tutto sotto la visione delle vedette pronte a sorvegliare via Piombai e ad autorizzare le varie entrate e uscite dalla strada sempre sotto il vigile controllo di Giovanni e Giuseppe Di Martino. I capi del sodalizio non esitavano a impiegare metodi autoritari, picchiando o rimproverando le vedette qualora non fossero riusciti ad avvertire in tempo della presenza delle forze dell’ordine o che qualora non avessero regolato adeguatamente il flusso dei clienti. Spesso alle percosse, nei confronti delle vedette seguivano anche le umiliazioni dello stesso capo piazza, che immortalava il tutto con il proprio cellulare postava i video su Tik-Tok. In un’occasione una delle vedette era stata costretta a tuffarsi nel contenitore dell’immondizia. Mentre in un’altra una vedetta è stata costretta a farsi avvolgere dal nastro isolante. Alcuni degli arrestati, inoltre, percepivano il reddito di cittadinanza. E per questo segnalati per aver percepito indebitamente il sussidio.
I nomi degli arrestati
In carcere:
Giovanni Alfio Di Martino, classe 1991
Giuseppe Di Martino, classe 2001
Georgiana Xenia, classe 1991
Pietro Pulvirenti, classe 1998
Dario Domenico Blandini, classe 1987
Carmelo Pulvirenti, classe 1976
Carmelo Motta, classe 1989
Angelo Guarneri, classe 1990
Orazio Laudani, classe 1993
Giuseppe Di Mauro, classe 1988
Giovanni Antonio Bonanno, classe 1987
Antonino Bonaceto, classe 1994
Vita Giuffrida, classe 1997
Vincenzo Pantellaro, classe 1981
Giovanni Marchese, classe 1999
Domenico Marchese, classe 1978
Giuseppe Spampinato, classe 1989
Antonino Valentino Di Guardo, classe 1987
Sergio Fortunato Messina, classe 1976
Alessandro Giuseppe D’Amico, classe 1990
Ai domiciliari:
Silvia Monica Maugeri, classe 1996
Obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria:
Giuseppe Antonio Seminara, classe 1989
Giuseppe Romeo, classe 1992
Salvatore Vadalà, classe 1988