Una «spiccata pericolosità sociale», ma anche l'assoluta incapacità di sostenere un procedimento giudiziario. Sarebbe questo l'esito delle perizie psichiatriche disposte su Ricard Nika, il cuoco 30enne che lo scorso 24 febbraio avrebbe ucciso a coltellate, nelle cucine del ristorante in cui entrambi lavoravano, il suo coetaneo Alfio Fallica
Omicidio Fallica, il collega è «incapace di intendere» Il processo per l’assassinio potrebbe non celebrarsi
Ricard Nika sarebbe «incapace di intendere e di volere con una spiccata pericolosità sociale». È il cuoco di 30 anni che, lo scorso 24 febbraio, avrebbe ucciso a coltellate il collega – originario di Paternò – Alfio Fallica. Il fatto è avvenuto nelle cucine del ristorante Pulcinella di Montecarlo, dove entrambi lavoravano. L’affermazione sull’infermità mentale viene dalla perizia psichiatrica disposta su Nika da parte della procura della Repubblica di Imperia.
Il tribunale aveva incaricato Gabriele Rocca, medico legale di Genova, mentre gli avvocati difensori dell’omicida, Marco Bosio e Massimo Corradi, si erano affidati al medico Gianni Palumbo. I test e le visite del perito nominato dal tribunale avrebbero portato alla luce lo squilibrio mentale dell’indagato. In sostanza, accertata la sua totale infermità mentale, l’uomo non dovrebbe essere punibile e non potrebbe sostenere un processo per omicidio volontario. Di conseguenza si potrebbe prevedere il ricovero in una struttura psichiatrica giudiziaria per un periodo di tempo che verrà stabilito dal giudice.
Ma cosa è successo nelle cucine del Pulcinella? I motivi che avrebbero spinto l’uomo a uccidere Fallica resteranno, per il momento, oscuri. L’uomo, subito dopo il delitto, si è spostato con il suo scooter dal Principato di Monaco a Bordighera dove viveva da tempo. Ed è stato nella città ligure che i carabinieri locali lo hanno notato vagare in stato confusionale, con gli abiti insanguinati e con delle ferite sul corpo.
Nika aveva con sé un coltello da cucina di 20 centimetri, che è stato inviato al vaglio dei Ris. Sin da subito del caso se ne è occupata la giustizia italiana in quanto si tratterebbe di un «delitto comune del cittadino all’estero». Alfio Fallica viveva con la neomoglie a Mentone, un piccolo Comune francese sulla Costa Azzurra a pochi chilometri da Montecarlo. Era figlio di Giuseppe Fallica, noto a Paternò per essere il segretario della Cgil locale.