La stessa richiesta era stata avanzata un anno fa, ma la gip l'aveva respinta disponendo altre indagini. Ora, in attesa che si pronunci nuovamente un giudice, avvocato e famiglia avranno dieci giorni per visionare quanto è stato fatto in questi ulteriori sei mesi
Omicidio Discrede, Procura chiede ancora l’archiviazione «Non accettiamo questo verdetto, non deve finire così»
«Non avremo pace, non accettiamo questo verdetto. Non può e non deve finire così». Tanta la delusione di amici e parenti di Daniele Discrede, il commerciante palermitano ucciso la sera del 24 maggio 2014 davanti alla figlia di otto anni da un commando di rapinatori, in via Roccazzo. Delusione che arriva dopo la richiesta, da parte della procura, di archiviare nuovamente tutto e chiudere il fascicolo. Richiesta che era stata avanzata, identica, già un anno fa ma che era stata respinta dalla gip Marcella Ferrara, che aveva disposto ulteriori indagini, su input della famiglia. «La pagina più triste della storia recente di questa disgraziata città – commenta ancora un amico -. Daniele era un ragazzo speciale, di una umanità non comune. Mi ha sempre sorriso, lo ricordo come una persona che aveva sempre una soluzione a tutto. Purtroppo non al destino infame che lo ha travolto».
«Abbiamo ricevuto questo avviso, stiamo facendo le copie delle attività integrative della procura, sulla base delle ulteriori indagini disposte dal gip – spiega il legale della famiglia, l’avvocato Antonio Gattuso -. Dobbiamo verificare l’attività fatta dal pubblico ministero, verificheremo se c’è qualcosa da fare ancora a nostro avviso oppure no, e fare ulteriormente un’opposizione o accettare comunque per il momento questa indicazione. Ma prima dobbiamo vedere se queste ulteriori indagini danno una qualche risposta, seppure negativa, ai quesiti rimasti aperti. Dobbiamo vagliare tutto nei prossimi giorni, ci sono filmati e tabulati ulteriori». Intanto, le immagini di quella sera ci sono, e permettono di ricostruire una dinamica chiara dell’accaduto. Si era risaliti anche a un’automobile, una Citroen C4, trovata in fiamme a Torretta poco dopo il delitto, che è risultata rubata otto mesi prima. Di quest’auto è stato tracciato, finché possibile, il percorso fatto quella sera del 24 maggio, fino a ridurre le sue possibili vie di fuga a tre direzione, tra Tommaso Natale, Sferracavallo o lo Zen.
L’aggressione, invece, è avvenuta nel quartiere Passo di Rigano. Sono quasi le dieci di sera, lui e la piccola si trovano proprio lì davanti al suo negozio, quando viene aggredito. Vogliono portargli via la borsa con l’incasso degli ultimi tre giorni, ma lui reagisce. Un po’ per proteggere la bambina dai malviventi, un po’ per difendere ciò che è suo. Viene raggiunto, quella sera, da ben sette colpi di pistola, ma ha comunque la forza di reagire, tenta addirittura di investire i rapinatori con una moto di grossa cilindrata. Loro però, tre in tutto, a volto coperto ma a favore di telecamera, che immortala parte dell’agguato, non si arrendono, non fuggono di fronte a quella lucida reazione e continuano a puntare a quel borsello, a quei 4.500 euro.
Le nuove indagini si sarebbero concentrate sulle immagini immortalate dalle telecamere di videosorveglianza e sui rilievi antropometrici su alcuni possibili candidati confrontati proprio con le immagini riprese. Un confronto fatto analizzando anche riprese di altre rapine, che però non ha portato a individuare nessuno dei possibili responsabili. Anche la nota informativa allegata a un fascicolo che in realtà non era quello relativo all’omicidio Discrede non sembra aver portato a nulla. Una soffiata messa nero su bianco in una relazione di servizio da un poliziotto, poi finito sotto inchiesta, che una decina di giorni dopo la morte del commerciante raccolse una voce confidenziale che parlava di qualcuno che allo Zen avrebbe saputo il nome di uno dei componenti del commando. Un’informativa che la procura aveva già analizzato in precedenza, e che non ha impedito ai magistrati di avanzare nuovamente la richiesta di archiviazione. Si attende adesso la decisione del gip. «Ce lo hai insegnato tu fratè: mai smettere di lottare finché ci si crede…E come te lotteremo sino a quando ci crederemo», il commento del fratello della vittima, Vito, consegnato ai social.