A Palermo sarebbero «oltre 35 mila» le multe con
vizio di notifica emesse nel periodo tra la fine del 2012 e l’inizio del 2016. A denunciarlo l’Unione dei Consumatori del capoluogo siciliano che, proprio in questi giorni, ha annunciato un’azione collettiva per tutelare gli utenti che hanno deciso di non pagare per via di presunte irregolarità nelle procedure di consegna. «Tutto nasce dal fatto che l’amministrazione – spiega il presidente dell’Unione dei Consumatori di Palermo, Manlio Arnone – in questo triennio avrebbe affidato il servizio di notifica delle contravvenzioni a un privato, il Consorzio Olimpo. Uso il condizionale perché inizialmente il Comune aveva assegnato il servizio alla Sispi che, a sua volta, l’ha ceduto a questo centro privato».
Gli avvisi – che comprendono diverse tipologie di infrazioni al codice della strada – sono stati inviati con
posta semplice a migliaia di cittadini palermitani con un «atto bonario che non permetteva nemmeno la possibilità di un eventuale ricorso» e conteneva anche l’intimazione a pagare entro dieci giorni, pena ulteriore aggravio di spese e sanzioni. Un affidamento, quello dell’amministrazione a un privato, ritenuto «irregolare» dall’unione dei Consumatori sulla scorta di quanto disposto dall’articolo 149 c.p.c., e della legge sulla notificazione degli atti (L.890/1982).
«L’ordinamento – prosegue Arnone – specifica che la notifica può essere eseguita solo da un
messo comunale, ufficiale giudiziario o Poste italiane. Per il Comune, tuttavia, la procedura sarebbe regolare perché lo status di messo comunale può essere acquisito tramite nomina da parte dal sindaco. Una prerogativa, tuttavia, che la legge esclude possa avvenire proprio in ambito di notifica di contravvenzione al codice stradale. Un fatto ancor più singolare – sottolinea – se si considera che la nomina è stata fatta per la Sispi e non per il consorzio Olimpo». Nei mesi scorsi, quindi, l’associazione ha chiesto al Comune di Palermo di annullare in autotutela le multe emesse negli anni 2013, 2014, 2015, ma dalla municipalità «abbiamo ricevuto una risposta negativa». «In questi giorni – prosegue Arnone – i nostri assistiti che hanno deciso di non pagare, stanno ricevendo le cartelle esattoriali e tramite i nostri legali abbiamo deciso di avviare un ricorso collettivo».
Il Comune, però,
ha rigettato il ricorso in autotutela, presentato da diversi cittadini, ribadendo la regolarità nelle procedure di notifica delle contravvenzioni, nonché l’esistenza di una sentenza del giudice di pace su questa vicenda che ha accolto la posizione dell’amministrazione. «Sicuramente si tratta di una situazione giuridicamente controversa e complessa il cui esito non è assolutamente scontato – aggiunge -. Per questo motivo, abbiamo lasciato libera scelta ai singoli cittadini che si sono rivolti a noi, diverse centinaia, di fermarsi o insistere. A chi vorrà proseguire, forniremo un supporto legale presentando ricorsi collettivi avverso queste cartelle».
Altro aspetto paradossale di questa vicenda è che la scelta di affidare il servizio a un privato non risponderebbe nemmeno a una logica di risparmio dei costi: «Il servizio offerto dalle Poste è costato al Comune circa 1,7 milioni di euro, mentre l’affidamento al Consorzio Olimpo ha comportato un aggravio di 1,4 milioni di euro, come riporta un articolo pubblicato sul Sole 24Ore» conclude Arnone.
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