«Oggi una Cosa nostra silente, è molto più pericolosa» Tra evoluzioni e nuovi affari, il bilancio di Nicola Morra

«Cosa nostra è stata indebolita nella sua matrice corleonese ma non è stata sconfitta, è tornata ad essere una Cosa nostra silente, che è molto più pericolosa». Questo il bilancio del presidente della commissione antimafia Nicola Morra, in visita oggi a Palermo. Nel pomeriggio l’incontro in prefettura con istituzioni e società civile per parlare dell’evoluzione della mafia e degli strumenti necessari da mettere a punto per contrastarla e sconfiggerla. «La mafia non è più quella mitizzata dai film e dai romanzi su Cosa Nostra, ora investe negli ambiti più disparati, dall’eolico alla GDO, ed è sempre a caccia di terreni fertili dove mettere radici», osserva. 

«Cosa nostra ha sempre meno i tratti della Cosa nostra corleonese, che oggi continua ad esercitare attività criminali legate alle tradizioni, come ad esempio l’imposizione del pizzo e le estorsioni – prosegue il presidente -. Oggi si è trasformata ed è diventata silente, lavorando in campi che sempre più generano profitto e mostrando una straordinaria intelligenza economico-finanziaria, dotata di risorse economiche che sono diventate lo scopo e lo strumento da perseguire. Grande importanza ricopre il mercato delle sostanze stupefacenti che oggi è sempre più la fonte di approvvigionamento di risorse straordinarie di reddito in particolare modo».

Ed è di pochi giorni fa, infatti, la notizia del blitz che ha mandato all’aria i recenti interessi delle cosche mafiose per un nuovo business particolarmente lucroso, che i boss affiancavano proprio all’intramontabile e remunerativo traffico di droga: quello degli spaccaossa, truffe a danno delle assicurazioni in cui a rimetterci sono soprattutto poveri disperati disposti a farsi letteralmente rompere le ossa per racimolare qualche soldo, che però finiva puntualmente nelle casse mafiose. Per non parlare, poi, dei legami tra mafia e pubbliche amministrazioni, complessi da individuare e quindi estirpare. «Mentre prima era facile individuare una tipologia di soggetti che facessero da tramite con Cosa Nostra e attraverso cui la mafia verificava la permeabilità dell’amministrazione pubblica, adesso questa tipologia è cambiata, ci sono sempre più colletti bianchi che non è detto che abbiano una tradizione familiare riconducibile a Cosa nostra e quindi più difficili da individuare».

Il presidente Morra spiega, infine, che nel corso delle audizioni odierne del prefetto, del procuratore generale Roberto Scarpinato, del procuratore della Repubblica di Palermo Franco Lo Voi e degli aggiunti della Dda, di rappresentanti della magistratura di sorveglianza e dei vertici delle forze dell’ordine del capoluogo, non sarebbero emerse delle «carenze in termini di quantità di risorse, ma è stata sottolineata la necessità di elaborare una risposta qualitativa alle trasformazioni del fenomeno criminale perché accanto a una Cosa nostra che continua a reiterare pratiche facilmente individuabili c’è anche una nuova fenomenologia criminale con soggetti che provengono dalla tradizione di Cosa nostra ma che operano rinnegandone le regole e pertanto sono più difficili da individuare».

La visita del presidente Morra proseguirà domani, con tappa a Corleone. «Come Stato dobbiamo dare dimostrazione della nostra presenza in tutto il territorio, specialmente nei luoghi che un tempo erano simbolo della mafia, e che ora fortunatamente non lo sono più». Fino alla promessa di un futuro ritorno: «Cosa nostra ha più facce in Sicilia, torneremo. L’Isola – conclude – presenta tratti che vanno differenziati». Una considerazione che lo induce, perciò, a distinguere la zona di Palermo e della Sicilia centrale dalle altre due che verranno prossimamente visitate, cioè la Sicilia occidentale con tappa a Trapani, «dove si celebra il mito assolutamente negativo di Matteo Messina Denaro», e quella orientale con caratteristiche proprie di Cosa nostra etnea, che «ha sempre mostrato un dinamismo economico-finanziario degno di attenzione».


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