Niente soldi, il centro antiviolenza rischia la chiusura «Il Comune non ci paga, la nostra pazienza è finita»

«Abbiamo pochi mesi di sopravvivenza, poi il nostro centro antiviolenza rischia di chiudere dopo vent’anni di attività». È una richiesta di aiuto alla città quella delle donne di Thamaia, colpevoli solo di chiedere ciò che spetta loro di diritto e che invitano cittadini e associazioni in piazza Università a protestare insieme a loro per salvare il centro e il destino delle donne che ogni giorno vi si recano per chiedere aiuto. L’appuntamento è fissato per il 25 novembre, giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Le vittime che si presentano al Thamaia sono trecento all’anno, senza contare le 150 segnalazioni da parte di parenti e amici.

«Aspettiamo dal Comune di Catania 70mila euro destinati a progetti finalizzati al contrasto e alla prevenzione della violenza di genere dai fondi che sono arrivati al distretto socio sanitario 16 dalla Regione con la legge 3 del 2012, grazie proprio alla presenza e all’attività che la nostra rete antiviolenza svolge sul territorio», spiega Anna Agosta, una delle referenti del centro, a MeridioNews.

«I primi fondi sono stati messi a bando tre anni dopo essere stati dati al Comune, nel 2016, e abbiamo firmato il contratto nel 2017, con grande ritardo», continua Agosta. A giugno 2017 sono state avviate le attività previste dal bando, ma a dicembre dello stesso anno la Regione ha ritirato i fondi, non essendo ancora stati spesi, e per i primi sei mesi di lavoro le operatrici non hanno visto un centesimo. «Il Comune si è rimesso in moto per avere nuovamente accesso ai fondi solo ad aprile 2018 e i soldi sono rientrati nelle casse un anno dopo. E ancora non abbiamo avuto nulla di quello che ci spetta».

In un anno le donne di Thamaia hanno lavorato sul potenziamento del centro antiviolenza, sulla formazione di operatori socio sanitari, forze dell’ordine e docenti delle scuole, sulla sensibilizzazione nelle scuole attraverso dei laboratori in cui i ragazzi hanno prodotto uno spettacolo teatrale. Non avendo più liquidità, però, non sono riuscite a completare le azioni in programma, avendo ricevuto solo il pagamento di una fattura di 13mila euro. Niente spot pubblicitario per la sensibilizzazione e niente borse lavoro dal valore di 37mila e 500 euro che avrebbero permesso a tredici donne vittime di violenza di ricominciare e farsi una nuova vita grazie a un tirocinio formativo retribuito. Tra l’altro le operatrici del centro – circa 15 – stanno aspettando ancora gli ultimi stipendi, una grossa cifra che è stata anticipata dalle responsabili della struttura.

«Stiamo attingendo dai nostri risparmi personali per evitare la chiusura, ma non ci hanno rinnovato il fido e abbiamo una rateizzazione che prevede 910 euro al mese per un anno che sborsiamo di tasca nostra, oltre ai cinquemila euro già spesi, a cui si aggiungono 40mila euro di maxi rata finale. Questi soldi – aggiunge Anna Agosta – non sono del Comune di Catania, che avendone piena disponibilità doveva solo muoversi per farceli avere e permetterci di continuare le nostre attività con regolarità. Abbiamo fatto non so quanti solleciti e ormai da due anni scriviamo al Comune. Ci hanno fatto anche problemi perché non avevamo la Partita Iva, che non siamo tenute ad avere visto che siamo una onlus, e alla fine abbiamo ceduto pure a questo ricatto, che non ha portato a nulla. Mettiamoci in mezzo il dissesto che ha rallentato ulteriormente le tempistiche e il cambio di amministrazione».

All’ultima diffida del 31 ottobre 2019 la Regione ha risposto intimando con urgenza al Comune di liquidare questi soldi all’associazione, altrimenti il 31 dicembre verranno nuovamente ritirati e difficilmente a quel punto potranno riottenerli. «Ciò significa che dovremmo pagare il fido e avviare azioni legali, perché il danno per noi sarebbe incredibile e probabilmente porterebbe alla chiusura del nostro centro. Mantenere un centro antiviolenza con dei requisiti imposti dalla legge non è facile e impone standard molto alti a livello professionale e strutturale. Paghiamo un affitto, ognuna di noi continua a formarsi continuamente, facciamo tanto per il nostro territorio con i nostri progetti e siamo l’unico centro iscritto all’albo del territorio di Catania. Per questo riteniamo che quello del Comune sia un attacco ai luoghi, al lavoro e ai diritti delle donne. Il Comune si premura di organizzare convegni e parate per il 25 novembre e per l’8 marzo dimenticando poi il lavoro concreto».

E proprio il 25 novembre, giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, le operatrici e attiviste di Thamaia chiuderanno simbolicamente il centro e scenderanno in piazza Università con un sit-in di protesta a cui invitano tutta la città e altre realtà associative. «Ancora una volta alle donne si chiede di temporeggiare e avere pazienza, non riconoscono il nostro lavoro e l’importanza delle nostre attività. Ma il tempo è scaduto e la nostra pazienza è finita». 


Dalla stessa categoria

I più letti

Dal controllo della velocità alla segnalazione di un imminente pericolo. Sono gli Adas, i sistemi avanzati di assistenza alla guida che aumentano non solo la sicurezza, ma anche il comfort durante i viaggi in auto. Più o meno sofisticati, i principali strumenti Adas sono ormai di serie nelle auto più nuove, come quelle a noleggio. […]

Un aiuto concreto ai lavoratori per affrontare il carovita. Ma anche un modo per rendere più leggero il contributo fiscale delle aziende. Sono le novità introdotte dalla conversione in legge del cosiddetto decreto lavoro, tra cui figura una nuova soglia dell’esenzione fiscale dei fringe benefit per il 2023, portata fino a un massimo di 3mila euro. […]

Bottiglie in plastica del latte che diventano dei colorati maialini-salvadanaio. Ricostruzioni di templi greci che danno nuova vita al cartone pressato di un rivestimento protettivo. Ma anche soluzioni originali di design, come una lampada composta da dischi di pvc, un grande orologio da parete in stile anni ’70 in polistirolo e due sedie perfettamente funzionanti […]

«Era come avere la zip del giubbotto chiusa sopra e aperta sotto: ecco, noi abbiamo voluto chiudere la zip di questo giubbotto». Indispensabile se si parla di Etna, dove fa sempre fresco. È nato così CraterExpress, la nuova proposta che permette di raggiungere la vetta del vulcano a partire dal centro di Catania, con quattro […]

Dodici mesi, 52 settimane e 365 giorni (attenzione, il 2024 è bisestile e quindi avremo un giorno in più di cui lamentarci). Un tempo legato da un unico filo: l’inadeguatezza. Culturale, innanzitutto, ma anche materiale, davanti ai temi complessi, vecchi e nuovi. Difficoltà resa evidente dagli argomenti che hanno dominato il 2023 siciliano; su tutti, […]

Il seme del cambiamento. Timido, fragile e parecchio sporco di terra, ma è quello che pare stia attecchendo in questi ultimi mesi, dopo i più recenti episodi di violenza sulle donne. In principio, quest’estate, fu lo stupro di gruppo a Palermo. In questi giorni, il femminicidio di Giulia Cecchettin in Veneto. Due storie diverse – […]

Mai come in campagna elettorale si parla di turismo. Tornando da Palermo con gli occhi pieni dei metri di coda – moltiplicata per varie file di serpentina – per visitare la cappella Palatina e qualunque mostra appena un piano sotto, lo stato di musei e beni archeologici di Catania non può che suscitare una domanda: […]

Riforme che potrebbero essere epocali, in termini di ricaduta sulla gestione dei territori e nella vita dei cittadini, ma che sembrano frenate dalla passività della politica. Sembra serena ma pratica- e soprattutto, attendista – la posizione di Ignazio Abbate, parlamentare della Democrazia Cristiana Nuova chiamato a presiedere la commissione Affari istituzionali dell’Assemblea regionale siciliana. Quella […]

Dai rifiuti alla mobilità interna della Sicilia, che avrà una spinta grazie al ponte sullo Stretto. Ne è convinto Giuseppe Carta, deputato regionale in quota autonomisti, presidente della commissione Ambiente, territorio e mobilità all’Assemblea regionale siciliana. Tavolo di lavoro che ha in mano anche due leggi su temi particolarmente delicati: urbanistica e appalti. Con in […]

Dall’agricoltura alle soluzioni per il caro energia; dalle rinnovabili di difficile gestione pubblica allo sviluppo delle imprese bandiera del governo di Renato Schifani. Sono tanti, vari e non semplici i temi affidati alla commissione Attività produttive presieduta da Gaspare Vitrano. Deputato passato dal Pd a Forza Italia, tornato in questa legislatura dopo un lungo processo […]