A Palermo l’accoglienza dei richiedenti asilo sembra non essere un buon affare. Almeno è quello che si evince dall’esito della gara di appalto per l’affidamento del servizio bandita dalla prefettura del capoluogo, andata deserta. Il bando pubblicato sul sito internet dell’ente il 5 febbraio prevedeva una procedura aperta per l’affidamento del «servizio di accoglienza nella provincia di Palermo dei cittadini stranieri richiedenti protezione internazionale e della gestione dei servizi connessi». Nel testo dell’annuncio si legge che l’appalto potrà essere oggetto di una nuova pubblicazione.
Alla Prefettura non rimane che prendere atto del disinteresse degli enti destinatari del bando: «Il problema è reale – dicono dall’ufficio di gabinetto del Prefetto – perché si tratta di procedure messe in atto per fare fronte a esigenze reali. Stiamo studiando delle soluzioni, per il momento, quasi certamente, quella più immediata sarà la ripubblicazione del bando».
Resta da capire perché nessuno abbia deciso di partecipare alla gara, un appalto del valore presunto di 5.611.375 euro per l’accoglienza di 583 cittadini stranieri da ospitare. Nel bando, i destinatari vengono identificati in associazioni, enti pubblici ed ecclesiastici, fondazioni, operatori economici singoli o consorziati, cooperative. A fronte del servizio offerto era previsto un «rimborso» di 35 euro più iva pro capite per ogni giorno di ospitalità ai richiedenti asilo. Un primo paletto è rappresentato dagli anni di esperienza nella gestione del servizio. Per partecipare, infatti, occorreva «aver maturato negli ultimi cinque anni una comprovata esperienza in ambito Sprar o in progetti similari destinati ai richiedenti protezione internazionale o nella gestione dell’emergenza Nord Africa». Anche le strutture alberghiere erano ammesse, purché avessero garantito i servizi indicati dallo schema di convenzione, anche appoggiandosi a enti specializzati.
L’esperienza maturata sul campo non era l’unica condizione da soddisfare per partecipare alla selezione. Nel bando, infatti, c’è un capitolo specifico con la previsione di requisiti di idoneità professionale, capacità economico-finanziarie – servono, per esempio, idonee referenze bancarie rilasciate da istituti di credito o intermediari autorizzati – e tecnico-organizzative. Ma forse è il dettato previsto dall’articolo 13 del bando che ha scoraggiato i potenziali partecipanti. Alla voce Cauzioni e spese, infatti, si stabilisce che «l’offerta deve essere corredata da cauzione provvisoria, come definita dall’articolo 75 del Codice, pari al 2 per cento dell’importo presunto del contratto, e precisamente 112.227,50 euro». Una disponibilità immediata che può avere fatto desistere in tanti.
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