Si fa incandescente il clima nei centri per l’impiego. Ad accrescere i timori degli impiegati, già impensieriti dal recente ingresso dei navigator e alle prese con la gestione di 9mila destinatari del reddito di cittadinanza solo a Palermo, è stato il nuovo piano di assunzioni annunciato dalla Regione. La delibera regionale che individua il fabbisogno del personale per l’ampliamento dei servizi e delle misure di politica attiva del lavoro approvato dal governo Musumeci si inserisce, infatti, in una guerra sulla riclassificazione dei dipendenti regionali. Un allarme lanciato nei giorni scorsi dai sindacati e amplificato dall’annuncio del nuovo programma di reclutamento che prevede già nel 2019 la selezione di 277 dipendenti, di cui 177 istruttori e 100 funzionari. Saranno invece 429 (155 istruttori e 274 funzionari) i posti messi a concorso sia per l’anno 2020 sia per il 2021.
Dopo tante richieste e sollecitazioni, giovedì scorso si è tenuto finalmente un incontro tra le organizzazioni dei lavoratori e Antonio Scavone e Bernadette Grasso rispettivamente assessori regionali al Lavoro e alla Funzione pubblica. Tra i punti all’ordine del giorno, il tema più delicato ha riguardato proprio la riclassificazione del personale A e B dei centri dell’impiego. Già preoccupati dall’arrivo del personale Anpal, infatti, ora temono ancora di più perché la nuova delibera «introduce nuovi profili professionali senza alcun confronto», sottolineano le organizzazioni sindacali. Che adesso spingono per una accelerazione sulla riclassificazione. «Ovviamente nessuno è contrario in linea di principio a nuove assunzioni, ma la questione della riclassificazione per noi è una priorità», sbotta Franco Campagna coordinatore regionale Fp Cgil.
«Sono due percorsi che possono camminare assieme perché dopo 20-30 anni di mancato riconoscimento delle professionalità interne, è chiaro che bisogna procedere al più presto» aggiunge. Tutto nasce dal fatto che per anni i lavoratori nei centri dell’impiego nell’Isola hanno svolto mansioni non previste dal contratto, sopperendo alla mancanza di personale. Un paradosso enfatizzato dall’arrivo dei 400 navigator che, da circa un mese, stanno operando in affiancamento non avendo alcuna esperienza. La totalità dei compiti, ancora una volta, spetta agli impiegati dei centri per l’impiego che in queste settimane si stanno occupando delle profilature con ritmi anche elevati, mediamente 200 convocazioni al giorno.
Il timore, nemmeno tanto velato, è che in futuro i navigator, ormai in possesso delle competenze necessarie e della laurea, possano partecipare al nuovo bando e vedere sfumare così la tanto attesa riclassificazione. Per questo lavoratori e sindacati chiedono che i due iter procedano in parallelo. L’aspetto più controverso, tuttavia, riguarda le risorse da destinare al passaggio di categoria. Secondo la Regione, «eventuali progressioni verticali andrebbero fatte a costo zero ma è impossibile – insiste Campagna -. Se si muove un solo dipendente dalla categoria B alla C un aumento dello stipendio va corrisposto».
A deludere è anche il nuovo piano di assunzioni: «Hanno fatto un lavoro che ci preoccupa perché temiamo vogliano mantenere lo status quo, peraltro senza un minimo di interlocuzione con i sindacati. Per noi è stato un incontro eccessivamente interlocutorio: siamo rimasti delusi perché non abbiamo avuto risposte rassicuranti. Noi, quindi, siamo per continuare la mobilitazione: loro si sono presi del tempo, ma noi dobbiamo dare risposte ai lavoratori che attendono da decenni», conclude.
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