Nascite, in Sicilia meno di due figli per famiglia Esperto: «Situazione destinata a non migliorare»

I dati della terza edizione del Censimento permanente curato dell’Istat dicono che, nel 2020, la Sicilia ha avuto una popolazione di 4.833.705 residenti. Secondo il rapporto, si registra una riduzione rispetto al 2019 di 41.585 unità. Tra i capoluoghi, chi ha avuto un incremento di poco più di 4mila unità è la provincia di Catania, così come Ragusa, che tra il 2019 e il 2020 ne ha contato oltre mille. Dall’altro lato, a registrare maggiori perdite è Palermo. Il capoluogo siciliano, sempre facendo riferimento ai numeri del 2020, conta un decremento di 15mila residenti in meno. Seguono Messina, con 10mila in meno, e Agrigento con un negativo di 7500 unità. A commentare i dati Istat ai microfoni della trasmissione Fanta Magazine, su Radio Fantastica, gruppo Rmb, è Alessandro Rosina, ordinario di Demografia presso l’Università Cattolica di Milano. L’esperto espone l’aspetto più indicativo che compare dallo studio, ovvero quello della diminuzione di popolazione che, negli ultimi anni, ha interessato un po’ tutta la Penisola. «Per un periodo c’è stata una crescita, ma poi la linea è andata verso una costante di due figli per famiglia – afferma Rosina – La Sicilia ultimamente è sotto la media dell’1,5 nascite per famiglia. Quello che emerge è un aumento degli anziani che si contrappone a un assoluta riduzione dei giovani: l’andatura è destinata a non fermarsi. Rischiamo di entrare in un circolo vizioso da cui poi è difficile uscire».

La bassa natalità, oltre a far mantenere un trend negativo nei numeri, apre la strada a delle dirette conseguenze sul tessuto economico e produttivo del Paese. «Un mancato incremento nella fascia più giovane crea dei forti problemi sociali – continua il docente – Con l’aumento di disuguaglianze». Per invertire la tendenza, Rosina invita a guardare agli altri Paesi d’Europa in cui, oltre ai sostegni economici, si è puntato sul welfare, volto a garantire servizi alle famiglie, ma soprattutto alle giovani generazioni. «Nelle società moderne e avanzate si registra una fecondità pari a due figli per famiglia. La Germania per anni è stata anche sotto i livelli dell’Italia, ma negli ultimi 15 anni è riuscita a cambiare la rotta – conclude – In molti Paesi dell’Europa, la maggiore stabilità lavorativa e le politiche abitative hanno fatto sì che ci fossero degli incrementi. Uno scenario totalmente diverso, dunque, rispetto a quello del Belpaese. I dati non lasciano spazio a futuri miglioramenti, neanche tra dieci anni. Si spera in investimenti concreti nelle politiche sociali dedicate alle nuove generazioni». 

Per sostenere le politiche demografiche ed evitare lo spopolamento, in molte località dell’Isola sono partite le iniziative che mettono in vendita le case a un euro. Oltre ai sostegni economici, ultimamente la Regione ha pensato di ricomporre l’Osservatorio permanente contro la disgregazione e la denatalità. Con un decreto assessoriale è stata definita la composizione dell’organismo di tutela per contrastare il disagio all’interno dei contesti familiari. In particolare, l’istituto si occupa di studiare e analizzare le situazioni di disagio, devianza, violenza e monoparentalità, quelle derivanti dal rapporto tra responsabilità familiari, impegni lavorativi e accesso ai servizi socio-educativo-assistenziali; nonché di valutare l’efficacia degli interventi in favore delle famiglie realizzati dalla Regione, da altri enti, pubblici e privati, da gruppi e associazioni.


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