Murales Impastato, aggredito lo street artist «Sono stato sbattuto contro il muro e insultato»

Prima gli ha strappato dalla faccia la mascherina che usava per proteggersi dai gas delle bombolette spray. Poi gli ha storto il braccio e lo ha sbattuto contro il muro. Vincenzo Magno, 19 anni, studente dell’accademia delle Belle arti di Brera, a Milano, stava cominciando a disegnare il murales – approvato dal Comune – con il volto di Peppino Impastato, in viale Ulisse. Un dipinto che non ha avuto un iter facile. Doveva essere realizzato sul muro esterno del liceo scientifico Galileo Galilei di Catania, al villaggio Dusmet. Poi era arrivato il divieto da parte della preside, Gabriella Chisari. Alla fine, dopo il clamore mediatico, il dietro-front e la conciliazione con gli studenti promotori, con la scelta di sostarlo alla circonvallazione. Così sono iniziati ieri i lavori per disegnare Impastato e la frase che tanto ha fatto discutere: «La mafia uccide, il silenzio pure». «Ma, mentre stavamo imbiancando, si è fermato un uomo che, credendo di fare l’eroe, mi ha picchiato», racconta lo street artist scelto per realizzare l’opera.

Erano circa le 12.30 di ieri. Vincenzo Magno e Riccardo Foti, 16enne studente del Galilei e promotore del murales, erano alla circonvallazione. Di fronte a loro un muro  appena ripulito dai manifesti abusivi appositamente rimossi dal Comune di Catania. Lo avevano imbiancato, stavano iniziando a fare le griglie per realizzare il mezzobusto del giornalista e attivista di Cinisi ucciso dalla mafia il 9 maggio del 1978. «Si è fermato un uomo sulla cinquantina su una moto — racconta Foti — È sceso e ha iniziato a scattarci delle fotografie. Gli ho solo detto “Buongiorno“. Lui allora mi ha puntato il cellulare sulla faccia e ha urlato: “Siete dei vandali, io vi denuncio”». A quel punto, il giovane risponde di avere tutte le autorizzazioni in regola. Ma l’anonimo centauro non vuole sentire ragioni.

«Mi è venuto incontro, mi ha strappato la mascherina dalla faccia, quella che serve a non inalare la vernice. Poi con una mano riprendeva la scena col cellulare, con l’altra mi storceva il braccio. Mi ha letteralmente appiccicato al muro urlandomi “Pezz’i merda“», ricorda Vincenzo Magno. Foti prova a separare l’aggressore dall’artista 19enne. «Gli ho mostrato l’autorizzazione, lui l’ha presa e stava per strapparla, pensando forse che fosse falsa. L’ho ripresa subito perché non ne avevo nemmeno una copia». «Quando ha capito che aveva proprio sbagliato tutto — interviene Magno — è scappato. Ancora non mi capacito di come si sia permesso di mettermi le mani addosso e insultarmi in quel modo, forse voleva fare il paladino della legalità, fermare degli imbrattatori. Ma in che modo? Picchiando due ragazzi? Anche se fossimo stati due abusivi era quello il modo?». 

I ragazzi non sporgeranno denuncia. Intanto, domattina a dare un’occhiata ai primi tratti del murales ci saranno il sindaco Enzo Bianco e la preside Chisari. «Dovevano venire a prescindere — spiega Riccardo Foti — Ma almeno non siamo da soli». Entro domenica, poi, il disegno sarà finito. Una sorta di inaugurazione è prevista per il pomeriggio, alle 17. L’idea originale prevede che sul muro vengano poggiate tante mani colorate, tutte di cittadini. «Forse le prime saranno quelle dei ragazzi del Galilei — anticipa lo studente — ma vorremmo che venisse più gente possibile e che fosse un evento partecipato». 


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