E' deceduto a Catania, a migliaia di chilometri dai figli, residenti a Brescia. Che hanno saputo la triste notizia solo dopo una decina di giorni. Bartolo Gulino, 85 anni, era stato inizialmente ricoverato all'ospedale Vittorio Emanuele per problemi cardiaci, in condizioni gravi, ma stabili. Giorno 18 dicembre il decesso per edema polmonare, avvenuto però nella casa di cura Madonna del Rosario, dove era stato trasferito senza che i familiari, che si sarebbero già rivolti ad un legale, ne sapessero nulla
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«Sono stati fatti tutti i tentativi per contattare i familiari». Bartolo Gulino, 85enne catanese, è morto nella casa di cura Madonna del Rosario di Catania. Ma i figli, residenti nel Bresciano, hanno saputo del decesso solo dopo dieci giorni: dal 15 dicembre non avevano più notizie del padre. La triste notizia è arrivata ai familiari solo grazie ad un conoscente della figlia Roberta, e oggi ha fatto rapidamente il giro d’italia, arrivando dalle testate online locali ai Tg nazionali. A diffonderla il figlio Carmelo Gulino, camionista di Coccaglio, vicino Brescia. L’anziano era stato trasferito nella struttura privata dopo essere stato ricoverato nell’ospedale Vittorio Emanuele per uno scompenso cardiaco. Qui è morto, secondo quanto riferito dalla casa di cura Madonna del Rosario, alle ore 22 di giorno 18, a tre giorni dal trasferimento.
«Le condizioni dell’uomo erano stabili, pur nella loro estrema gravità – riferisce una nota della casa di cura – La situazione è precipitata ed è stato dichiarato il decesso per edema polmonare acuto». La casa di cura, non riuscendo a rintracciare nessun congiunto e nessuno in grado di raggiungere i familiari, «nella giornata del 19 dicembre, ha inviato un telegramma all’indirizzo di residenza dell’uomo, e contattato i Servizi sociali del Comune, dal quale l’uomo riceveva assistenza». Attualmente la salma di Bartolo Gulino è all’interno del cimitero di Catania, dove è stata portata per intervento del Comune.
«Mi hanno spiegato che più volte hanno provato a contattarci su tre numeri ha dichiarato Carmelo Gulino al giornale online Catania Today Il primo era del medico di base, laltro sconosciuto, il terzo unaltra utenza di mio padre. Chiamavano il morto per dirgli che era morto. Sul telefonino cerano tutti i nostri numeri di emergenza, bastava sbloccare la tastiera», ha affermato il figlio. Che si sarebbe quindi rivolto ad un legale per chiedere le cartelle cliniche del padre.
[Foto di Fotos Govba]