«Il problema è uno: i regolamenti si annunciano e poi non arrivano mai. E la gente non può aspettare i capricci dei burocrati». Anche il presidente della commissione Bilancio del Comune di Catania, il consigliere Vincenzo Parisi, scende in campo per parlare dei dehors e delle pedane dei locali. Un argomento che era tornato d’attualità dopo che il Fipet, la divisione della Confcommercio che si occupa dei pubblici esercizi e del turismo, aveva denunciato quella che era stata definita «l’ultima crociata dell’amministrazione contro coloro che non smontano le pedane alle ore 2 della notte per rimontarle alle ore 8 del mattino». Perché, «senza alcuna modifica normativa», scrive l’associazione, le pedane amovibili su cui sono poggiati i tavolini di ristoranti e locali erano diventate oggetto di multe e notifiche di sgombero. «Anche se in possesso di regolare concessione di suolo pubblico». «Una situazione grottesca e per risolverla basterebbe soltanto un po’ di buonsenso», attacca Parisi.
«Se è vero che tavolini e sedie possono anche essere rimossi, è vero pure che la rimozione di strutture come le pedane causerebbe un danno enorme ai commercianti», prosegue il consigliere. Che prima di essere il presidente della commissione Bilancio è stato a lungo membro della commissione consiliare che, invece, si occupa del Commercio. A questo si aggiunge un pronunciamento del tribunale amministrativo regionale, che – rispondendo alle azioni legali intraprese da alcuni imprenditori etnei, il 13 maggio stabiliva: «Lo smontaggio quotidiano non riguarda le pedane ma gli arredi. Ovvero tavoli e sedie ed ombrelloni. Poiché la natura stessa della pedana di livellamento rappresenta strumento per il posizionamento dei medesimi e deve essere garantita stabilità e sicurezza – esigenza incompatibile con uno smontaggio quotidiano».
«In assenza di un regolamento chiaro, multe e sanzioni amministrative sono a discrezione dei vigili urbani che intervengono. Una situazione spiacevole, che è il caso di risolvere prima che vengano sollevati casi poco graditi». Come, per esempio, le obiezioni di «titolari che si trovano multati mentre altri loro colleghi, invece, l’hanno scampata». Per mettere la parola fine alle polemiche iniziali, basterebbe «una decisione del sindaco, che prenda in mano la situazione e ponga fine alle polemiche».
Quella che Vincenzo Parisi definisce «una soluzione ovvia» sarebbe un compromesso tra comodità e convenienza. «Se quello che viene posizionato dai locali deve essere smontato dalle due e fino alle otto del mattino è per facilitare la pulizia delle strade – spiega – Ma se togliessimo l’obbligo di rimozione di pedane e arredi e affidassimo ai gestori l’onere della manutenzione ordinaria e straordinaria del suolo pubblico che occupano sarebbe un gran risparmio». I titolari degli esercizi commerciali dovrebbero, quindi, farsi carico della pulizia delle strade che usano per le loro attività. «E a quel punto, se poi a un controllo risulta che non fanno il loro lavoro per il meglio, allora sì che li multi, ma non prima».
«Siamo tutti d’accordo – anticipa il consigliere – Le associazioni di categoria, i commercianti e perfino la polizia municipale. Perché loro, in quell’intervallo notturno, invece che controllare che pub e ristoranti smontino tutto potrebbero occuparsi di garantire maggiore sicurezza». Non ci sono stime, ma la condivisione delle responsabilità tra pubblico e privato permetterebbe «di non esborsare decine di migliaia di euro. Facciamo un conto di quanti locali ci sono e quanta pulizia ci risparmiamo». Questo, però, dovrebbe essere solo un primo passo: «L’amministrazione deve farsi carico di un veloce regolamento su chioschi e paninari. Quale logica seguono, al momento? Abbiamo normative così vecchie che potrebbero essere state fatte da Nino Bixio. Bisogna innovarle». E, conclude Vincenzo Parisi, bisogna «permettere a tutti di lavorare nel rispetto delle regole. Ma senza che queste ultime siano soffocanti. Anche perché, altrimenti, potrebbe sembrare che il Comune voglia favorire le attività all’interno dei centri commerciali».
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