Ucciso a coltellate durante una rissa «L’imputato era capace di intendere»

Nunzio Lo Piccolo, accusato della morte di Roberto Frisco, un ragazzo accoltellato durante una rissa tra la sua famiglia e quella dei Lo Piccolo, era capace di intendere e di volere al momento del delitto. Lo ha stabilito il perito incaricato dal gip Fernardo Sestito di valutare le facoltà mentali dell’imputato. Il procedimento in corso nasce da due distinte indagini, una per rissa, l’altra per omicidio e tentato omicidio, aperte dopo la lite tra i due nuclei familiari scoppiata il 25 giugno scorso nel quartiere popolare di Cruillas

Nella rissa rimasero feriti Giuseppe Frisco, padre della vittima, e Nunzio Lo Piccolo. Colpito a martellate dai Frisco, Lo Piccolo riportò un trauma cranico che, secondo il suo legale, l’avrebbe reso incapace di intendere e di volere. Tesi smentita dal perito. Secondo quanto ricostruito dalla Procura, a scatenare la rissa sarebbe stato uno sguardo di troppo che un fattorino di una pizzeria avrebbe rivolto a Francesco Frisco, fratello della vittima. Questi non l’avrebbe presa bene e poco dopo avrebbe raggiunto il ragazzo nel locale, poi l’avrebbe aggredito. 

Il fattorino avrebbe raccontato dell’aggressione a Nunzio Lo Piccolo, che avrebbe raggiunto Frisco nella sua abitazione per cercare di riappacificarli. L’uomo e il fattorino però sarebbero stati colpiti da Frisco a martellate in testa e alle gambe. Dopo essere fuggito, Lo Piccolo sarebbe tornato nell’abitazione di Frisco, assieme al padre Giuseppe e al fratello Salvatore. Francesco Frisco intanto sarebbe stato raggiunto dal fratello Roberto e dal padre Giuseppe. Ne sarebbe scaturita una violenta rissa in cui il ragazzo ha perso la vita.

Redazione

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