«Un passo indietro come atto di cautela», secondo Claudio Fava, il vicepresidente della Commissione nazionale antimafia. «Un problema di personale sensibile valutazione», secondo Umberto Postiglione, direttore dell’Agenzia dei beni confiscati. Al centro del dibattito in queste ore sono le indiscrezioni sulle presunte indagini a carico di Antonello Montante, presidente di Confindustria Sicilia, per contatti con ambienti mafiosi. E la conseguente opportunità che l’industriale rinunci alla nomina all’Agenzia per i beni confiscati, recentemente decisa dal ministero dell’Interno.
Montante, 52 anni, originario di Serradifalco (provincia di Caltanissetta), è titolare dell’omonima fabbrica di biciclette fondata negli anni ’20 del secolo scorso. Insieme al suo predecessore Ivan Lo Bello, l’imprenditore è stato tra gli artefici del codice etico e della svolta antiracket di Confindustria. Montante è anche delegato per la legalità di Confindustria e presidente della Camera di Commercio di Caltanissetta. Secondo indiscrezioni rilanciate da Repubblica, le indagini a suo carico sarebbero due: una della procura di Caltanissetta e una di quella di Catania dove sarebbe pervenuta una denuncia nei suoi confronti.
«Un passo indietro per tutelare se stesso e per garantire la necessaria limpidezza con cui deve agire l’Agenzia per i beni confiscati alle mafie». E’ la richiesta che avanza Claudio Fava. «Le notizie pubblicate in questi giorni – continua il vicepresidente dell’Antimafia – non consentono a nessuno pregiudizi di condanna ma pretendono da tutti chiarezza, sul piano giudiziario e su quello istituzionale. Nell’auspicio che a questa chiarezza si arrivi presto e senza ombre, l’autosospensione di Montante è un atto di cautela dovuto anzitutto alle funzioni di estrema vulnerabilità e sensibilità dell’Agenzia. Ai cui lavori dà il proprio contributo, è bene non dimenticarlo, anche il procuratore nazionale antimafia».
«Montante si dovrebbe dimettere? Non lo so, dipende da una sua sensibile valutazione», ha affermato il direttore dell’Agenzia nazionale dei beni confiscati, Postiglione. Per poi precisare meglio la sua posizione: «Non ho la possibilità né di chiedere né di proporre, perché la nomina del consiglio direttivo spetta al presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del ministero dell’Interno, ma solo di esprimere solidarietà a Montante, che ho conosciuto come persona che si batte per la legalità. Sta vivendo momenti difficili per le dichiarazioni di alcuni pentiti, nessuno è colpevole finché non viene condannato e nessuno è tenuto a dimettersi se viene accusato da qualcun altro. In Sicilia – ha proseguito Postiglione – possono essere messe in atto architetture diffamatorie, magari c’è qualcuno che nell’ombra ha bisogno di vendicarsi e potrebbe cercare forme di ritorsione. Quando ero prefetto ad Agrigento mi dicevano spesso di non dimenticare che ero nella terra di Pirandello e io rispondevo che in confronto a loro Pirandello era un dilettante. Se poi invece la storia fosse diversa rimarrei sorpreso e addolorato, ma credo che Montante abbia i modi per dimostrare la sua estraneità».
Ieri era intervenuto anche il sindaco di Catania, Enzo Bianco. «Ho riflettuto a lungo prima di prendere la parola sui sospetti lanciati contro il presidente Montante – ha affermato – Il ruolo che i pentiti hanno avuto nei colpi inferti a Cosa Nostra è indubbio. Ma sappiamo anche che tante, troppe volte dichiarazioni infamanti hanno colpito persone insospettabili, talvolta proprio nemici dichiarati delle organizzazioni mafiose. Antonello Montante in questi anni ha assunto con coraggio posizioni nette. L’esperienza degli imprenditori siciliani che hanno denunciato non sarebbe esistita senza la sua determinazione. Nessuno emetta condanne senza avere verificato con ogni necessaria attenzione le dichiarazioni di cui si parla. Ho la massima fiducia che la magistratura vaglierà con assoluta imparzialità quelle affermazioni, che esaminerà i riscontri e che lo farà presto. La Sicilia che ogni giorno combatte contro la mafia ne ha bisogno», ha concluso.
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