Potrebbe essere la prima vera azione del nuovo governo ed è destinata a fare discutere anche fuori dai confini nazionali. La notizia della volontà del capo del Viminale, Matteo Salvini, di impedire l’attracco alla nave Aquarius della ong internazionale Sos Mediterranée riapre di fatto la disputa sulla questione migranti tra l’Italia e l’Unione europea. A bordo dell’imbarcazione dell’organizzazione non governativa si trovano oltre seicento persone, con il personale a bordo che al momento non conosce in quale porto dovrà sbarcare.
La mossa di Salvini sembra indirizzata a pressare Malta – difatti il primo avamposto europeo rispetto alla posizione della nave – a fare la propria parte nell’accoglienza. Una possibilità questa che negli ultimi anni è stata sempre negata, con la motivazione delle esigue dimensioni del piccolo paese insulare a sud-est della Sicilia. In tal senso, il ministro leghista ha inviato una lettera al governo maltese dichiarando l’indisponibilità ad accogliere Aquarius, nel caso in cui La Valletta rifiutasse l’ingresso della nave nei propri porti. Dal canto suo, il governo guidato da Joseph Muscat, stando a quanto riportato dall’Ansa, avrebbe negato di avere già ricevuto la missiva di Salvini, sottolineando peraltro che nel caso in questione il soccorso è avvenuto in acque territoriali libiche e sotto il coordinamento della guardia costiera italiana.
«Abbiamo preso nota della dichiarazione del ministro dell’Interno italiano ai media italiani – si legge in un post pubblicato da Sos Mediterranée -. Il nostro unico obiettivo è lo sbarco in un porto sicuro delle persone che abbiamo soccorso ieri in condizioni difficili. Prendiamo atto inoltre che le autorità Sar maltesi sono state contattate dalle autorità Sar italiane – conclude il post – al fine di trovare la soluzione migliore per il benessere e la sicurezza delle 629 persone che si trovano ora a bordo dell’Aquarius».
Il ruolo di Malta e il modo con cui le ong si rapportano nei confronti del governo Muscat è stato al centro anche della decisione della procura di Catania di indagare, a metà marzo, la capa missione e il comandante dell’ong Proactiva Open Arms, per non avere chiesto la possibilità di sbarcare in un porto maltese, dando per scontato un rifiuto, e di conseguenza avere puntato verso la Sicilia. Per i magistrati guidati da Carmelo Zuccaro, dietro quella decisione ci sarebbe stato il preciso intento di favorire l’ingresso in Italia dei migranti. L’inchiesta su Proactiva in questi mesi ha avuto diversi sviluppi, prima con il dissequestro della nave disposto dal gip di Ragusa e poi con la notizia del sequestro dei telefonini da parte dei pm catanesi, convinti di potere ancora dimostrare come le attività degli spagnoli possano configurare reato di associazione a delinquere.
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