I quattro fermati sarebbero conducenti ed organizzatori del viaggio di un gommone che avrebbe dovuto portare fino alla Sicilia 116 migranti. Uno di loro avrebbe anche fatto da carceriere in Libia, abusando di una donna e picchiando persone con tubi di ferro e gomma
Migranti, quattro trafficanti vanno in carcere Le testimonianze su abusi e violenze in Libia
Sarebbero gravemente indiziati per i reati di associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina i quattro uomini di nazionalità africane fermati dalle forze dell’ordine lo scorso 29 settembre. Verso di loro è stata emessa un’ordinanza di custodia cautelare nel carcere di piazza Lanza a Catania. I fermi hanno fatto seguito all’arrivo al porto catanese della nave Vos Hestia della Ong Save the Children con a bordo 768 migranti di varie nazionalità, soccorsi il 26 settembre a largo delle coste della Libia nell’ambito di sei distinti interventi.
I quattro fermati – Nasereddin El Mgaryef, nato in Libia nel 1977, Mostapha Aassal nato in Marocco nel 1987, Mftah Alajnaf nato in Libia nel 1990, e Kacem Taoussy, nato in Marocco nel 1976 – sarebbero conducenti ed organizzatori del viaggio di un gommone che avrebbe dovuto portare fino alla Sicilia 116 migranti.
Dalle indagini, condotte dalla squadra mobile e dai militari del comando provinciale della Guardia di Finanza, sarebbe emerso che gli indagati avrebbero collaborato con i trafficanti libici, svolgendo attività di sorveglianza e controllo dei migranti durante la loro permanenza nei luoghi di smistamento in Libia. Alcuni testimoni hanno dichiarato di essere stati ripetutamente picchiati dai loro controllori con tubi di ferro o di gomma.
El Mgaryef, secondo una testimonianza resa da una donna africana, sarebbe stato visto armato di kalashnikov e avrebbe inoltre esploso dei colpi alle gambe di due migranti che poco prima, di nascosto, avevano sottratto del cibo ai libici. In una seconda casa di detenzione, il 40enne entrava nelle stanze e calpestava volutamente coloro che dormivano per terra. Un’altra testimone avrebbe invece subito abusi sessuali dal El Mgaryef, sotto la minaccia di una pistola alla tempia.