La prefetta Antonella De Miro smentisce (ancora una volta) che a Palermo verrà realizzato un hotspot. Un’ipotesi che aveva già fatto drizzare le antenne a Sinistra Comune, gli alleati di Leoluca Orlando in vista delle prossime amministrative più sensibili ai temi dell’accoglienza – un’accoglienza dignitosa e premurosa, in parole povere umana. Condizioni con cui gli hotspot italiani hanno spesso bisticciato, destando scandali e proteste degli stessi migranti. Tanto che lo stesso Orlando ha dovuto rassicurare per due volte, con una nota ufficiale e alcune dichiarazioni a mezzo stampa, i suoi sostenitori più a sinistra, sottolineando che no, Palermo non ospiterà un hotspot ma un centro per l’identificazione dei migranti che sbarcano al porto. Il sindaco ha anche definito gli hotspot «campi di concentramento».
Anche De Miro ribadisce che a Palermo verrà costruito in viale Regione Siciliana, zona Oreto, «un piccolo centro che non conterrà più di 100-150 persone che, sbarcate dal porto, saranno trasferite immediatamente in questa struttura, e da lì potranno proseguire il loro viaggio verso le aree territoriali di accoglienza. Non è una struttura di accoglienza, sarà molto piccola, leggera, realizzata con prefabbricati, per garantire la possibilità di realizzare anche a Palermo il fotosegnalamento sgravando il lavoro del commissariato di San Lorenzo». Esperti nel settore hanno però sottolineato che «si tratta di un mero gioco di parole» perchè un hotspot, secondo le definizioni del Ministero dell’Interno, «è per definizione un centro per l’identificazione».
Da novembre però le norme sono cambiate: il fotosegnalamento non va più fatto negli hotspot, come avvenuto fino a poco tempo fa, ma nei luoghi di sbarco, e quindi anche a Palermo. E di certo non sulla banchina, sotto la pioggia o il sole. Per questo De Miro chiarisce, con quella che può sembrare una sottigliezza linguistica, che quella sulla circonvallazione «non sarà una struttura di permanenza ma di passaggio. Il fotosegnalamento prima veniva realizzato presso gli hotspot di Trapani o altri hotspot, dove venivano trasferiti i migranti dopo lo sbarco. Dal mese di novembre però è richiesto il fotosegnalamento nei luoghi di sbarco. Finora è stato effettuato presso il commissariato di San Lorenzo mentre in banchina i migranti sostavano in attesa di essere trasferiti al commissariato. Con questa struttura mobile sarà possibile alleggerire le attività del commissariato di San Lorenzo, che così non dovrà tralasciare le altre attività».
Le dichiarazioni del prefetto arrivano a margine della presentazione a Palermo del Pon Legalità 2014/2020 assieme al vice capo della polizia Matteo Piantedosi e al capo dipartimento degli Affari Interni e Territoriali Betty Belgiorno. Si tratta di un piano di investimenti a cofinanziamento europeo del valore di circa 377 milioni di euro, che mira a dare nuovo impulso allo sviluppo economico di cinque regioni meridionali minacciate dall’ingerenza delle mafie, ossia Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia. Tra gli interventi più attesi «il presidio dei contesti vulnerabili attraverso la videosorveglianza» e «il recupero e la valorizzazione dei patrimoni sequestrati e confiscati con la realizzazione di centri di accoglienza e iniziative per prevenire la devianza giovanile»: una misura, quest’ultima, cui sono destinati 56 milioni di euro. «Anche le Prefetture potranno proporre progetti, anche con fondi europei», chiarisce De Miro.
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